Autrice del volume è Elena Accati già docente di Floricoltura presso l’Università di Torino, studiosa e ricercatrice nei settori della floricoltura e di parchi e giardini. Una donna e una studiosa, e come lei stessa ha detto “lavorare in un settore considerato un tempo come solo maschile non è stato facile”.
Nel romanzo Fiori in famiglia Elena Accati dà voce ad un’altra donna e scienziata Eva Mameli Calvino, madre del grande scrittore Italo Calvino.
La collana “Donne nella scienza” di Editoriale Scienza ha questo di davvero interessante e innovativo: l’aver dato spazio a donne che hanno cambiato la storia della scienza e di cui in pochi conoscono la storia, ed averlo fatto attraverso la penna di scienziate, di altrettante donne che si sono applicate alla scrittura per ragazzi per appassionare e raccontare alla nuova generazione quanto, anche nella scienza, si deve alle donne.
Leggendo Fiori in famiglia si ha subito la sensazione di trovarsi di fronte ad una botanica….e non solo perché il racconto di Eva è in prima persona, ma perché chi le dà voce, sa esattamente di cosa sta parlando, si rincorrono nomi scientifici e descrizioni minuziose di procedimenti ed esperimenti.
Eva Mameli Calvino era la mamma di Italo e se pochissimi la conoscono in questa veste forse ancora meno la conoscono come una delle scienziate più importanti del primo Novecento, prima donna in Italia ad ottenere la libera docenza in botanica, nel 1915!
Eva era una donna anticonformista e rigorosa che in anni di un altro secolo ha praticato una scelta di vita che in molti casi risulterebbe difficile ed anomala persino oggi: la dedizione completa e assoluta alla sua passione botanica e scientifica in cui ha ritagliato quello per la famiglia. Il marito di Eva era un agronomo, con cui condivideva progetti lavorativi, ricerca e scelte di vita privata, con Mario Calvino, di cui tutti si ricordano molto di più della moglie, ha avviato e condotto la stazione scientifica prima a Cuba (dove è anche nato Italo) e poi a Sanremo per dar vita alla prima stazione sperimentale di floricoltura con sede a Villa Meridiana, casa stessa dei Mameli-Calvino.
Avete presente tutti quei fiori per cui è famosa la riviera ligure? Ecco, quelli sono opera dei coniugi Calvino, in Liguria di fiori praticamente non ce n’erano!
“Prima in Liguria si coltivavano solo agrumi, vite e olivo e c’era grande povertà. Poi è nata la floricoltura e la Liguria è divenuta la Riviera dei fiori.”
“I numeri sono questi: nel 1925-26 la Borsa Fiori di Sanremo registrava tre varietà di rose “Ulrich Brunner”, “Frau Druschky” e “Mac Arthur”. Oggi la varietà di rose da giardino sono 7562!”
Il libro è davvero interessante e la sua lettura indubbiamente vi darà la sensazione, (anche grazie alla prima persona della narrazione), di trovarvi di fronte ad una grande donna, Le illustrazioni seguono il racconto come fotografie.
Un' idea "Fiori in famiglia" da regalare ai ragazzi che amano la botanica, è indicato dagli 11 anni e si trova anche in formato ebook.
Incipit del libro
[…] Fin da molto piccola fui colpita e attratta dalle medaglie di papà. Colonnello dei carabinieri, mio padre Giovanni era stato insignito, per il servizio prestato in occasione di terremoto e contro il brigantaggio in Calabria e in Sicilia, di tante medaglie che a me parevano bellissime. Mi sembrava un eroe da imitare. La mamma le custodiva gelosamente, adagiate su di un pannello foderato di velluto rosso, in un apposito mobile che chiamavamo la vetrina. Conteneva cose fragili e, ai miei occhi, preziose: tazzine da caffè dipinte, alcuni piatti, delle coppe in cui a volte venivano messi dei cioccolatini e due “reperti”. - Ma papà, perché sono in vetrina? Non sono una semplice pietra e una conchiglia? – chiesi un giorno. – No, - disse papà con affetto. - Vedi Evelina (così mi chiamava a volte) questa che tu chiami pietra è stata portata da un prozio archeologo che l’ha trovata durante una spedizione in Oriente: è un frammento di una tubatura dell’acqua calda per i tepidari di terme romane. L’altra è una conchiglia fossile raccolta in una zona in cui c’era il mare […]
Conosciamola meglio Eva Mameli Calvino, studiosa e pioniera nella conservazione della natura, prima docente universitaria alla cattedra di botanica in Italia
" Eva la maga buona che coltiva gli iris" così la chiamava il figlio Italo.
Giuliana Luigia Evelina Mameli, detta Eva, nasce il 12 Febbraio 1886 a Sassari, da una famiglia alto-borghese, quarta di cinque figli: la madre è Maria Maddalena Cubeddu, il padre Giovanni Battista è colonnello dei carabinieri. La famiglia Mameli è molto unita e l’educazione dei figli si basa su principi quali il valore dello studio e il massimo impegno nella vita e nella professione. Infatti Eva frequenta un liceo pubblico, tradizionalmente “riservato” ai maschi, e in seguito, particolarmente interessata alle scienze, s’iscrive al corso di Matematica presso l’Università di Cagliari, dove si laurea nel 1905. Alla morte del padre, alla quale è particolarmente legata, si trasferisce con la madre a Pavia presso il fratello maggiore, Efisio (1875-1957), uno dei futuri fondatori del Partito Sardo d’Azione, e già docente universitario, con il quale ha condiviso, nell’infanzia, lunghe passeggiate nei boschi e l’interesse per la natura. A Pavia Eva, ricordata come una donna brillante, appassionata, grande lavoratrice, frequenta il Laboratorio crittogamico di Giovanni Briosi (1846-1919), che si occupa di piante “inferiori”, studi ancora abbastanza unici in Italia. Eva si appassiona a tal punto da proseguire le sue ricerche come assistente volontaria anche dopo la laurea in Scienze Naturali nel 1907. Nel 1908 consegue nel frattempo il diploma presso la Scuola di Magistero e, due anni dopo, l’abilitazione per la docenza in Scienze Naturali per le scuole normali dove insegna per due anni. Ottiene la cattedra di Scienze presso la scuola normale di Foggia, chiede e ottiene il distaccamento presso il Laboratorio crittogamico dell’Università di Pavia. Vince però anche due borse di studio di perfezionamento che le permettono di continuare l’attività di ricerca. Nel 1911 le viene infatti assegnato il posto di assistente di Botanica e nel 1915, prima donna in Italia, consegue la libera docenza in questa disciplina. Il suo primo corso universitario ha come titolo La tecnica microscopica applicata allo studio delle piante medicinali e industriali.
La sua fama scientifica oltrepassa i confini nazionali, ma evidentemente non è il suo solo pensiero. Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale si attiva infatti come crocerossina e viene più volte decorata.
È l’immediato dopoguerra a metterla di fronte a scelte difficili: ha 34 anni, il suo maestro Briosi è morto e il fratello Efisio è tornato in Sardegna, per insegnare Chimica farmaceutica all’ateneo di Cagliari. La svolta decisiva è rappresentata, nell’aprile del 1920, dall’incontro con Mario Calvino (1875-1951), conosciuto alcuni anni prima grazie ad uno scambio epistolare su questioni di carattere scientifico. Mario è ricordato per il carattere serio e taciturno, e per i molteplici impegni scientifici, educativi e sociali: un “apostolo agricolo sociale”, lo definirà Eva nella sua biografia.
Mario è sanremese di nascita, ma nel 1908 si trasferisce in Messico e poi a Cuba, a Santiago de las Vegas, dove dal 1917 dirige una Stazione Agronomica sperimentale per la produzione di canna da zucchero. Calvino cerca un valido collaboratore di Genetica Vegetale. Senza indugi Eva Mameli accetta sia la sua proposta di matrimonio sia il trasferimento nel nuovo mondo: i due da questo momento iniziano un cammino comune caratterizzato costantemente dalla ricerca scientifica. A Cuba il 15 ottobre 1923 nasce il loro primogenito, Italo Giovanni, seguito da Floriano, nato nel 1927, in Italia. Nel 1925 la coppia ritorna infatti a San Remo, dove si occupa della nascente Stazione sperimentale di floricoltura “Orazio Raimondo”. Portano con loro palme, pompelmi e kiwi, che arrivano in Italia per la prima volta. I coniugi acquistano anche Villa Meridiana, a quei tempi quasi fuori città, il cui ampio giardino viene messo a disposizione della Stazione. Qui Eva ricopre il ruolo d’assistente e vicedirettrice, ma non rinuncia ad una vita professionale autonoma. Nel 1927 infatti vince il concorso per la cattedra di Botanica presso l’Università di Catania e poco dopo presso quella di Cagliari: viene nominata “professore non stabile” e direttrice dell’Orto botanico dell’Università degli Studi.
Dopo due anni però abbandona la carriera universitaria per dedicarsi esclusivamente alla Stazione sperimentale. Durante la seconda Guerra Mondiale, Eva e Mario «amanti delle sfide scientifiche e civili» (cfr. Mameli-Calvino, 2011) mentre i due figli salgono in montagna per combattere nella Resistenza, offrono asilo ai partigiani e nascondono alcuni ebrei, ragione per la quale Mario Calvino trascorre quaranta giorni in prigione ed Eva deve assistere a due “fucilazioni simulate” del marito da parte dei fascisti. Dopo anni caratterizzati da un costante impegno anche nella divulgazione scientifica, nel 1951, alla morte di Mario, la direzione della Stazione passa nelle mani di Eva per otto anni. Sempre coltivando i suoi interessi floristici (è del 1972 il Dizionario etimologico dei nomi generici e specifici delle piante da fiore e ornamentali, opera unica tra i testi di botanica del nostro secolo), Eva, «la maga buona che coltiva gli iris» – come la chiamava il figlio Italo – muore a San Remo il 31 marzo 1978, all’età di 92 anni.
La prima di una lunga serie di pubblicazioni (oltre 200) di Eva Mameli Calvino risale al 1906. Si è occupata, con i suoi scritti, prima di lichenologia, micologia e fisiologia vegetale, poi di genetica applicata alle piante ornamentali, fitopatologia e floricoltura. Nel 1930 fonda assieme al marito la Società italiana amici dei fiori e la rivista «Il Giardino Fiorito», che dirigeranno dal 1931 al 1947. Nell’opera veramente esaustiva a cura di E. Macellari, edita a Perugia nel 2010, Libereso Guglielmi riesce a mettere bene in luce, nella Prefazione, il profilo di questa donna tenace, che ha dovuto lottare molto per affermarsi come scienziata e come accademica e in seguito per difendere la Stazione sperimentale dall’aggressione edilizia che comunque causerà una drastica riduzione della sua estensione. Ha forse dovuto lottare anche con i suoi figli, come dimostrano le parole lapidarie di Italo nel racconto La Strada di San Giovanni (1962): «Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva: cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in doveri e ne viveva». O ancora sentenzia, con una imminente nostalgia: «Mia madre era una donna molto severa, austera, rigida nelle sue idee tanto sulle piccole che sulle grandi cose […] L’unico modo per un figlio per non essere schiacciato da personalità così forti era opporre un sistema di difese. Il che comporta anche delle perdite: tutto il sapere che potrebbe essere trasmesso dai genitori ai figli viene in parte perduto».
Non troppo tenero con Eva Mameli è anche Libereso Guglielmi, l’uomo dal nome esperanto, giardiniere e naturalista, allievo prediletto di Mario Calvino, quasi un sostituto dei figli che avevano preferito altre professioni. Un gran personaggio, con una barba lunga e un modo di parlare semplice e coinvolgente. Figlio di anarchici, cammina spesso scalzo, scorrazzando nel giardino di villa Meridiana, entra in casa con i piedi inzaccherati di fango, gioca con le bisce e i rospi (come lo ricorda Italo in uno dei primi racconti, Un pomeriggio, Adamo). Eva lo sgrida di continuo e infatti lui la considera una donna severa, raccontandola così, in modo ironico e sferzante, in un’intervista rilasciata a Ippolito Pizzetti: «La madre era un po’ carognetta […] Eva Mameli Calvino, una piccolina [….], con quei bei grandi rotoli di capelli,[..]. Una volta me la sono trovata davanti con tutti i capelli sciolti e mi sono spaventato: sembrava un fantasma!» Anche se poi il nostro dichiara: «Era una grande botanica […] una delle potenti, però non era proprio botanica pura, faceva più la ricercatrice, era più biologa, una delle grandi biologhe italiane (…)».
Eppure appare chiaro quanto il figlio Italo, fra i maggiori scrittori italiani del ‘900 abbia ereditato da una madre così. Come viene ricordato nel volume Album Calvino: «Di lei [Eva Mameli] si ricorda che parlava un italiano di grande precisione ed esattezza, immune dall’approssimazione linguistica, grammaticale e sintattica che fatalmente accompagna la comunicazione orale: e anche questo è un dettaglio importante per spiegare l’economicità espressiva del figlio, il suo rifiuto di quanto è inesatto, opaco, sfuocato».
Negli ultimi anni Eva Mameli ottiene i giusti riconoscimenti e molti sono gli studi e le pubblicazioni che valorizzano la vita, le scoperte e le ricerche di questa donna che “dal giardino, e più complessivamente dalle consuetudini, uscì spesso, e per lidi lontani”.
Tessitrice di competenze attraverso gli oceani, scienziata rigorosa quanto attenta agli aspetti sociali del proprio lavoro, si prendeva però il tempo per dire a una bambina: “Vieni ti faccio vedere una chimera…” anche se si sottovaluta quanto la fama della riviera dei fiori di Sanremo in particolare debba al suo lavoro. Il 17 marzo 1972, confidava in una lettera a Olga Resevi-Signorelli: “Da più di due anni sto imbastendo un lavoro di etimologia botanica e ne avrò per altrettanti. Siccome ho compiuto gli 84 faccio più conto delle mie scartoffie che dei pesanti pasticci televisivi. Soltanto ciò che riguarda figli e nipotini mi attira. Ho 4 gioielli tra i 5 e i 12 anni tutti buoni e belli […]
Di sé Eva disse:
“Sembravo timida ma non lo ero per niente.
Dentro di me sentivo una gran voglia di imparare.
Non avevo ancora idea di cosa avrei fatto,
però sapevo che desideravo scoprire per essere utile.
A chi o a che cosa lo ignoravo,
ma l’idea di diventare qualcuno
mi accompagnò sempre in quegli anni."
NOTE
Fonti di riferimento: Per la biografia - Enciclopedia delle donne
Elena Macellari, Eva Mameli Calvino, collana Le farfalle, Ali&no Editrice, Perugia 2010
Elena Accati, Fiori in famiglia. Storia e storie di Eva Mameli Calvino, Donne nella scienza, Editoriale Scienza 2011
Eva Mameli Calvino, Mario Calvino, 250 quesiti di giardinaggio risolti, Introduzione di Tito Schiva, collana Virgola, Donzelli editore, Roma 2011
Ariane Dröscher, Mameli Calvino Eva Giuliana, voce on line in Scienza a due voci. Le donne nella scienza italiana dal Settecento al Novecento, dizionario delle scienziate italiane dell'Università di Bologna
P. Forneris - L. Marchi, Il giardino segreto dei Calvino. Immagini dall'album di famiglia tra Cuba e Sanremo, De Ferrari Genova 2004
L. Migliore, Mameli, Giuliana Eva, voce (online) in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 2007
Elisabetta Strickland, Scienziate d'Italia. Diciannove vite per la ricerca, Donzelli, Roma 2011
Album Calvino, a cura di L. Baranelli e Ernesto Ferrero, Mondadori, Milano 2003
Ippolito Pizzetti, Libereso, il giardiniere di Calvino, Muzzio 2009
Foto:
A Sanremo la prima stazione sperimentale di floricoltura con sede a Villa Meridiana, la stessa casa dei Mameli Calvino.
Eva Mameli con il figlio Italo