Voi mi dite: "Siamo stanchi di stare con i bambini".
Avete ragione. E dite ancora: "Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci".
Vi sbagliate. Non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci, per non ferirli" ( Janusz Korczak Quando ridiventerò bambino, p. 7)
Janusz Korczak è fra le più grandi autorità intellettuali e morali del nostro tempo. La sua biografia, la sua attività in ambito sociale e culturale, medico, letterario, pedagogico, ha oltrepassato i limiti tradizionali fra i popoli, le religioni, gli orientamenti politici, gli strati sociali. La divisione più importante e difficile da superare per Korczak era quella che separava gli adulti dai bambini: Korczak ha dimostrato che il bambino è una persona, un essere umano, non soltanto un suo anticipo. È un essere umano qui ed ora. Ha la sua dignità e i suoi diritti. Ha il suo posto civico all’interno della famiglia, nella società locale e in quella allargata. La dignità del bambino, i diritti del bambino e il suo diritto alla cittadinanza sono tre concetti in cui siamo debitori a Janusz Korczak . (1)
La figura del medico e scrittore Janusz Korczak è nota in Italia soprattutto presso insegnanti e studenti di pedagogia, ma è conosciuta da almeno quattro generazioni di polacchi che spesso sono cresciuti leggendo i suoi libri per l’infanzia. Ispirato dagli scritti dello svizzero Pestalozzi e dalle opere dello scrittore indiano Rabindranath Tagore, Korczak è stato un educatore all’avanguardia. Già nei primi anni del Novecento il pedagogista polacco ritiene che il bambino sia un individuo a tutti gli effetti e che, come tale, debba potersi esprimersi ed esercitare i propri diritti come qualsiasi adulto. Ecco perché bisogna trattare i bambini con rispetto, apprezzandone intelligenza e capacità di comprensione. È questo l’unico modo per restituire ai bambini la loro voce, evitando di soffocarne la spontaneità creativa e al tempo stesso responsabilizzandoli creando un rapporto paritario con i loro educatori. Korczak sostiene infatti che tutti i problemi pedagogici possano essere risolti solo grazie alla partecipazione attiva dei bambini e non imponendo loro dall’alto un rigido sistema di valori. Idee e principi che trovano piena conferma nella vita e nelle opere del medico e autore polacco.
Nato a Varsavia nel 1878 da una famiglia assimilata e di origine ebraica, Henrik Goldszmit adotta il nome Janusz Korczak ad appena vent’anni per partecipare a un concorso letterario. Studente di medicina prima presso la clandestina ‘Università volante’ varsaviana e poi all’ateneo della capitale, il giovane Henrik/Janusz è anche un brillante reporter e autore di racconti. Non a caso, uno dei suoi scritti, Dzieci ulicy (I figli della strada), è inserito nell’antologia del reportage polacco del XX secolo curata da Mariusz Szczygieł. Nonostante la specializzazione in pediatria e l’incarico presso un ospedale per l’infanzia di Varsavia, Korczak partecipa al conflitto russo-giapponese come medico di guerra nel 1906. Un’esperienza al fronte che ripeterà, questa volta nei ranghi dell’esercito polacco, durante la Prima Guerra Mondiale.
Tuttavia è sempre ai bambini, e agli orfani in particolare, che il giovane dottore decide di dedicare le proprie energie. Nel 1911, Korczak apre a Varsavia Dom Sierot (Casa degli orfani) un orfanotrofio per bambini di origine ebraica da lui stesso ideato e diretto, in cui lavora come volontario. Situato al numero 92 di via Krochmalna, la stessa strada in cui vive in quegli anni il famoso scrittore yiddish (e futuro premio Nobel) Isaac Bashevis Singer, Dom Sierot è un orfanotrofio unico al mondo. Al suo interno Korczak crea una mini-repubblica dei bambini dotata di un proprio parlamento, di un tribunale – al cui giudizio egli stesso si sottoporrà in più occasioni – e di un periodico, Mały Przegląd (La piccola rivista), allegato a un popolare quotidiano ebreo-polacco della capitale. Nel 1919, inoltre, Korczak collabora con Maria Falska alla creazione di un istituto destinato agli orfani polacchi provenienti da famiglie cattoliche.
Negli anni ’30 il medico, nei panni del ‘Vecchio Dottore’, diviene un popolare personaggio radiofonico grazie a una rubrica sulla radio nazionale polacca. Korczak affronta questioni educative rivolgendosi ai ragazzi e ai loro genitori con un linguaggio colloquiale e comprensibile anche ai bambini. Per questo, le trasmissioni del Vecchio Dottore riuniscono intere famiglie polacche attorno alla radio e convincono centinaia di bambini a scrivergli lettere a cui lui stesso risponde sulla rivista Antenna. L’ultima volta in cui la voce di Korczak va in onda coincide con le ore finali di trasmissione della Radio Polacca, il 23 settembre ’39 quando Varsavia è già sotto assedio.
Cinque giorni più tardi, le truppe naziste occupano la capitale e chiudono l’istituto di via Krochmalna. Korczak e i suoi duecento bambini devono trasferirsi in angusti locali del Ghetto di Varsavia.
Nei quasi tre anni trascorsi all’interno di un recinto urbano affamato, sovraffollato e le cui condizioni sanitarie diventano di giorno in giorno più insostenibili, Korczak si sdoppia, occupandosi anche di un secondo orfanotrofio. Un periodo che lo stesso dottore descriverà nelle toccanti e lucide pagine del suo Diario del ghetto. Al celebre direttore di Dom Sierot viene offerta più volte la possibilità di mettersi in salvo, ma lui sempre rifiuta di abbandonare i propri orfani al loro destino.
Nell’agosto del ’42, i tedeschi decidono di liquidare il ghetto. Korczak e i suoi duecento ragazzi non vengono risparmiati. La loro ultima marcia verso la piazza di raccolta da cui gli ebrei vengono spinti sui treni diretti ai campi di sterminio è narrata da molti testimoni oculari. Korczak dice ai bambini che sono diretti in campagna per una gita e li fa vestire eleganti. Leggenda vuole che i ragazzi sfilino verso la stazione sventolando una grande bandiera, tenendosi per mano in fila per due sotto il sole. La destinazione del loro convoglio è Treblinka, un inferno da cui non faranno ritorno.
Sotto: Due foto di Korczak con i suoi ragazzi
A settantasette anni di distanza dalla tragica scomparsa, (1878 -1942 ) l’eredità letteraria di Janusz Korczak comprende 23 libri e circa 1500 articoli. I suoi scritti spaziano dalla narrativa educativa per ragazzi alla diaristica sino a saggi di pedagogia che ancora oggi restano pietre miliari della disciplina. Le opere di narrativa per l’infanzia scritte da Korczak presentano un mondo degli adulti le cui cattiverie e ingiustizie non vengono nascoste o negate, bensì inquadrate e descritte dal punto di vista dei bambini.
Nel suo libro di maggiore successo internazionale, Re Matteuccio I (Król Maciuś Pierwszy) pubblicato nel ’23, un bambino divenuto re per l’improvvisa scomparsa del padre acquisisce presto consapevolezza del proprio ruolo di sovrano. Matteuccio diviene un re riformatore che tenta di parificare i diritti degli adulti e dei bambini, ma fallisce in parte dei propri intenti. La sconfitta insegna tuttavia a Re Matteuccio I ad essere più umile e a perdonare il prossimo, acquisendo quell’esperienza di vita (e di governo) necessaria per un bambino. Il libro ha anche un seguito, Król Maciuś na wyspie bezludnej (Re Matteuccio nell’isola deserta), purtroppo ancora inedito in Italia. I principi fondanti delle avventure di Re Matteuccio sono ampliati nei numerosi testi di pedagogia pubblicati da Korczak. Fra di essi, si distingue la trilogia composta da Momenty wychowawcze (Momenti pedagogici), Jak kochać dziecko (Come amare il bambino) e Prawo dziecka do szacunku (Il diritto del bambino al rispetto), questi ultimi due tradotti in italiano.
Una buona notizia per gli appassionati di Janusz Korczak è che nel 2010 l’Istituto del Libro Polacco ha acquistato i diritti dell’opera completa dell’autore con l’intenzione di curarne la progressiva ripubblicazione sia in polacco che in traduzione. Nel 2012, inoltre, la Polonia ha celebrato Korczak con eventi, mostre e convegni a un secolo di distanza dalla fondazione di Dom Sierot a settanta anni dalla sua scomparsa. Varsavia, città natale di Goldszmit/Korczak non si è mai dimenticata del grande pedagogista e scrittore. Alla sua memoria sono oggi dedicati due monumenti: uno davanti all’ex orfanotrofio di via Krochmalna – ora al numero 6 di Jaktorowska – e l’altro, eretto nel 2006, nel parco Świętokrzyski nella centralissima piazza Defilad.
Impossibile non citare infine il bellissimo e commovente Dottor Korczak pellicola del 1990 di Andrzej Wajda con la sceneggiatura di Agnieszka Holland e le musiche di Wojciech Kilar. Il film offre un ritratto sincero e attendibile del personaggio instancabile, appassionato e ostinato di Korczak capace di mantenere intatta la propria integrità morale in circostanze sempre più insostenibili. ( a lato un fotogramma del film)
L’unica pecca di Wajda è forse quella di proporre un finale edulcorato rispetto alla cruda realtà dei fatti.
Tuttavia, le immagini dei ragazzi di Korczak in marcia sorridenti verso lo sterminio combaciano con la descrizione fornita, fra gli altri, da Władysław Szpilman ne ‘Il Pianista’.
“Non ci è concesso lasciare il mondo così come è” ammonisce una delle frasi più celebri di Janusz Korczak. E il grande pedagogista polacco è sicuramente riuscito a tenere fede alla propria massima grazie agli insegnamenti trasmessi dalle sue opere e dalla sua vita. Lo scopo principale dell’azione e dell’opera di Korczak è stato quello di garantire ai bambini il diritto ad essere rispettati dagli adulti. Una conquista della dignità infantile che prevede il riconoscimento del bambino come di un essere autonomo dotato di una propria sensibilità, di bisogni intellettuali e sociali che necessitano attenzione da parte di una società adulta responsabile delle sue condizioni di vita. Un approccio innovativo che il Vecchio Dottore estende al diritto dei più piccoli ad esprimere i propri pensieri e sentimenti, così come a combattere le ingiustizie e a potere commettere errori. Molti di questi principi e delle idee pedagogiche di Korczak rivestono un ruolo centrale nella Carta Internazionale dei Diritti del Bambino approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel novembre ’89.
Un grande successo postumo per il Vecchio Dottore e i suoi ragazzi nella consapevolezza che il loro sacrificio non è avvenuto invano...
" chi vi racconta che si sacrifica per qualcuno o per qualche ideale non è che un gran bugiardo. Io adoro i piccoli, ma non mi sacrifico affatto, non lo faccio per loro, ma solamente per me: è proprio un bisogno mio. Perciò non credete a chi parla di sacrificio, è un ipocrita.
Il vostro vecchio dottore vi saluta tutti." Janusz Korczak.
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Note
(1) Lettera aperta del 2 gennaio 2012 di Marek Michalak, portavoce dei diritti del bambino presso il Parlamento polacco (figura forse unica in Europa, istituita alla fine degli anni novanta con chiari riferimenti all’insegnamento di Janusz Korczak) in occasione dell’apertura dell’anno a Lui dedicato in ricorrenza della deportazione del pedagogo e del suo orfanotrofio nel campo di sterminio di Treblinka nel centenario della fondazione, da parte di Korczak, del primo orfanotrofio a Varsavia.
(2) Per il testo, alcuni punti tratti e in parte elaborati e modificati da vari siti Web .
Bibliografia
Letture consigliate anche e non solo per il giorno della memoria:
Opere di Janusz Korczak
Il diritto del bambino al rispetto (Luni Editrice, 2004 & Edizioni dell’Asino, 2011);
Quando ridiventerò bambino (Luni Editrice, 2005);
Diario del ghetto (Castelvecchi, 2013);
Re Matteuccio I (Progedit, 2014), pubblicato da Emme Edizioni nel 1978.
Scritti su Janusz Korczak
Dario Arkel – Ascoltare la luce (Zeitgeist, 2013);
Irène Cohen-Janca – L’ultimo viaggio (Orecchio Acerbo Editore, 2014);
Philippe Meireu – Korczak. Perché vivano i bambini (Junior, 2014).