In questo racconto la fantasia di Gianni Rodari fa deragliare una storia di ordinaria fantascienza in una sarabanda di gioiose invenzioni, in un mondo dove tutto è davvero possibile, persino. che le armi atomiche si trasformino in gustose torte al cioccolato.
Questo è uno dei romanzi brevi di Gianni Rodari, nato nella scuola elementare Collodi della borgata del Trullo a Roma tra gli scolari della insegnante Maria Luisa Bigiaretti, un'opera meno conosciuta ma molto divertente e che, come in tutte le sue opere, non manca mai un significato importante per i bambini ma soprattutto per gli adulti.
Qui Rodari con questa torta gigante ridicolizza tutti problemi derivanti dalla politica del terrore, e presenta questa torta come soluzione risolutiva per sistemare la fame nel mondo. Una delle tematiche più care a Rodari, insieme al tema dell’educazione e della libertà, è soprattutto quella della pace. Nelle sue opere il pacifismo incontra quello che è il punto di vista dei bambini che da sempre sono i pacifisti per eccellenza: un messaggio di pace lanciato attraverso i bambini che con la loro ingenuità e spensieratezza mostrano al mondo come sia possibile vivere senza guerra.
Le torte al posto delle bombe! una critica ai grandi politici internazionali che non pensano ai problemi economici e sociali, ma al potere... un libro ancora oggi attualissimo.
La trama è semplice.
Una mattina d’aprile verso le sei un misterioso oggetto sorvola una grande città. Una città tentacolare, frazionata in mille località distinte, che gli abitanti chiamano "borgate". La borgata del Trullo si trova nella periferia sud-ovest, in prossimità della valle del Tevere Sud, in un fondo valle dove scorre il Fosso di Affogalasino, tra due alture: il Monte Cucco e il Monte delle Capre.
È il luogo che, nel ‘39, l’Istituto Autonomo delle case Popolari, ha scelto per la costruzione del quartiere che tuttora costeggia la via del Trullo. Ne è sorta una borgata popolare, progettata secondo la tendenza razionalistica, che si frappone tra quella popolare di Monte Cucco e l’altra, prevalentemente abusiva, del Monte delle Capre.
Un gruppo di bambini di borgata vi si avvicina e, golosi come sono tutti i bambini, ne porta via pezzi di cioccolato e altri frammenti. Ovviamente l’apparizione del bizzarro oggetto volante mette sul chi vive autorità civili, militari e suscita persino la preoccupazione di una avida e arrogante commerciante di dolciumi che teme la concorrenza.
Dopo aver tentato di spaventare la popolazione con la falsa notizia che la torta in cielo sia avvelenata essa viene smentita in diretta televisiva dai bambini, che fuggono al controllo delle autorità.
È questo lo scenario in cui è ambientata la storia, che fu pubblicata per la prima volta a puntate sul «Corriere dei Piccoli» a partire dal 1964 (nel 1966 anche in libreria) una storia concepita per affascinare i bambini di tutte le condizioni sociali, una favola moderna, una storia anche pensata per stimolare i genitori ad affrontare con i figli argomenti di attualità, impegnativi ma reali.
Infatti è tempo di Guerra Fredda e Bomba H, la terrificante bomba all’idrogeno. In questi anni, l’occupazione femminile a Roma e in Italia è fra le più basse in Europa. Una volta sposata, una donna tra i 30 e i 49 anni di rado riprende a lavorare regolarmente. Più facile che svolga un lavoro part-time, a domicilio, o un lavoro nero. Il marito, fuori casa per 10 o più ore al giorno, la moglie per lo più a casa con i figli, occupata nelle faccende domestiche.
Sora Cecilia e il marito, il vigile Meletti, i mitici genitori dei protagonisti de La torta in cielo sono dunque due componenti tipici di questa fascia sociale: prototipi di una caratteristica famiglia italiana anni ‘60 (appartenente a una borghesia piccolissima ma vastissima), che si ritrovano quotidianamente a dover uscire precipitosamente di casa. Questa volta Lui è convocato al comando per un’emergenza insolita, “spaziale”, Lei per correre a fare un’iniezione a un paziente.
In questo clima di concitazione, Paolo e Rita, i personaggi principali intorno a cui si sviluppa l'azione de La torta in cielo, restano incontrastati padroni del campo.
La storia è intessuta di citazioni e riferimenti che i bambini possono cogliere agevolmente; altre fiabe, come Cenerentola, Pinocchio, ma anche l’Odissea di Omero, l’Inferno e il Paradiso di Dante.
E così il nome del pilota che viene incaricato di ispezionare da vicino l’oggetto non identificato è «Dedalo», come il nome del geniale architetto che, nella mitologia greca, progettò e costruì il Labirinto di Creta. Egli svolge la missione tenendosi costantemente in contatto con la centrale operativa (nome in codice «Diomede», come il re che usava gettare gli stranieri di passaggio in pasto alle sue cavalle alate). Ma la mitologia che avvolge questi nomi altisonanti ed eroici lascia trasparire una organizzazione casalinga, popolata in realtà di marescialli e appuntati.
È troppo facile immaginare che, nell’ombra che si staglia inquietante sulla città, l’apparato burocratico reagisca nel modo più prevedibile: con la paralisi. Nelle stanze del potere aleggia una sola parola: «cautela». I pezzi grossi (professori, scienziati, generali) si chiudono in un prudentissimo mutismo.
Anche il personaggio dello scienziato responsabile di aver causato questo inatteso, ai bambini graditissimo, imbroglio, (la torta in cielo è il risultato imprevisto di un esperimento di scissione nucleare) lascia trasparire un sistema inefficiente e inaffidabile, insufficiente per confrontarsi con una realtà mostruosa, fatta di «blocchi contrapposti», una realtà ossessionata dal concetto di supremazia: economica, scientifica, militare. Una realtà che può essere gestita soltanto con una estrema quanto elusiva italica «efficienza». La speranza è nel futuro.
Ed ecco che gli eroi de La torta in cielo sono proprio i bambini, che rappresentano il futuro e che, grazie alla loro mente libera da pregiudizi e condizionamenti, interpretano la situazione a proprio beneficio e, senza por tempo in mezzo, concepiscono una soluzione. La magia che raccoglie e convoglia quest’esercito di piccoli uomini e donne questa volta non è la musica del pifferaio di Hammelin ma un tam tam che risuona da un capo all’altro della città lungo il cavo telefonico:
«È caduta una torta spaziale grande quanto una montagna… ce n’è per tutti i bambini di Roma». Nel finale una folla urlante, per lo più costituita da bambini, inseguiti disordinatamente da madri urlanti, preoccupate di recuperare la prole ma, sospettiamo, anche di rubare una parte della scena, scavalca le barriere che circondano la collina su cui è atterrato l’UFO. Il colossale trambusto che ne scaturisce si trasforma in una cerimonia liberatoria: dalla miseria, dell’inettitudine, dall'impostura ma soprattutto della noia.
I contenuti sono molto chiari ed esplicitati dallo stesso Gianni Rodari, “ci sarà un pezzo di torta per tutti quando si faranno torte al posto delle bombe”. Attraverso gli occhi dei bambini Rodari traccia un giudizio del mondo degli adulti, un mondo fatto di crudeltà come le bombe e i carri armati, ma mentre tutti gli uomini pensano alla morte e alle paure più acrobatiche e spettacolari, i bambini per loro natura e inclinazione sono portati a vedere la parte dolce, reale della vita, che li porta a mangiare una buona torta invece che terrorizzarsi per un’astronave inesistente. I bambini diventano quindi la controparte “razionale” del racconto, mettono in luce le finzioni e le idee malsane degli adulti, i problemi complicati e le idee astruse vengono rese semplici e risolvibili. La vita attraverso le parole dei bambini diventa facile e con essa diventa anche meno difficoltoso capire che è inutile il male e la sua prosecuzione.
Come in tutta la produzione di Gianni Rodari, anche questa storia si presta a varie chiavi di lettura ed interpretazione: diretto e semplice per i bimbi, che rimangono affascinati dalla vicenda e la seguono con l’attenzione dovuta ad un cantastorie del suo calibro, ricco di sfumature per i più grandi che si divertiranno e sorrideranno forse un po’ commossi in tuffo nel passato dell’’infanzia.
Rodari è uno di quegli autori di cui non dobbiamo assolutamente dimenticarci, il suo uso della lingua è puro genio, i suoi insegnamenti abbracciano le generazioni, le sue storie fanno sempre ridere e commuovere e toccano il cuore una critica ai grandi politici internazionali che non pensano ai problemi economici e sociali, ma al potere... un libro da leggere e da consigliare anche se non avete bambini, o nipoti, perché è ironico è divertente ma allo stesso tempo fa riflettere sui mali del mondo contemporaneo. Ipocrisia e vanità dal racconto escono sconfitte, lasciando spazio all’ottimismo, dove la scienza è al servizio della umanità, della solidarietà della giustizia e della pace.
A chi può interessare. "La torta in cielo" è anche un divertente film del 1973 di Lino Del Fra, autore, documentarista, intellettuale ispirato sempre alla stessa fiaba di Gianni Rodari. Tra gli interpreti un Paolo Villaggio militarizzato per l'occasione.(la visione del film completo anche su YouTube). https://www.youtube.com/watch?v=ZrGvy6gmO_
La torta in cielo
Io sono un sognatore,
ma non sogno solo per me:
sogno una torta in cielo
per darne un poco anche a te.
Una torta di cioccolato
grande come una città,
che arrivi dallo spazio
a piccola velocità.
Sembrerà dapprima una nuvola,
che si fermerà su una piazza,
le daremo un’occhiatina
curiosa dalla terrazza…
Ma quando scenderà
come una dolce cometa
ce ne sarà per tutti
da fare festa completa.
Ognuno ne avrà una fetta
più una ciliegia candita,
e chi non dirà” buona!”
certo dirà “squisita!”
Poi si verrà a sapere
(e la cosa sarà più comica)
che qualcuno s’era provato
a buttare una bomba atomica,
ma invece del solito fungo
l’esplosione ha provocato
(e per ora nel mio sogno)
una torta di cioccolato.
“meglio fare torte di cioccolato invece che costruire bombe nucleari...”
È questo il "gustoso" messaggio di pace che ci consegna anche con questa tra le più belle e famose filastrocca
Gianni Rodari La Torta in cielo, illustrazioni di Francesco Altan
Einaudi Ragazzi “La collana dei piccoli”
età consigliata: dai 9 anni