Terminato il ciclo delle scuole elementari mia nipote Ilaria, con i compagni della fantastica 5B come saggio conclusivo hanno presentato nel teatro locale il Musical " Peter Pan e l'isola che non c è “.
Ammirevole è stato l’impegno, i ragazzi ce l'hanno messa tutta! Hanno provato e riprovato le parti, e così, alla soglia della scuola media, tra sogno e realtà, tra la spinta all'andare e la nostalgia del restare, cominceranno un nuovo cammino.
Proprio pensando a questa loro ed esaltante esperienza, questa volta, vi racconto la storia di come è nata la favola di Peter Pan, l’affascinante ed eterno bambino e il sogno dell’infanzia che non vuole finire!
…“Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino”, rispose Peter. “Che indirizzo bizzarro!”. Peter era mortificato. Per la prima volta si rese conto che, forse, il suo era proprio un indirizzo bizzarro". (1)
Forse, i giovani d'oggi non hanno mai sentito nominare Sir James Barrie, ma di certo anche le generazioni future non potranno evitare di rimanere affascinate dalla sua più famosa creatura: Peter Pan, il ragazzino fatato che dotato dell’abilità di volare è entrato a far parte dell’immaginario collettivo incarnando il mito moderno dell’eterna fanciullezza.
Nasce nel 1904 come commedia in seguito si trasforma e appare nei due romanzi:
“ Peter Pan nei Giardini di Kensington" nel 1906 e in "Peter e Wendy" nel 1911.
Peter è il bambino che si rifiuta di crescere e trascorre un'avventurosa infanzia senza fine sull'Isola che non c'è, come capo di una banda di "Bimbi Sperduti", in compagnia di sirene, indiani, fate e pirati. Occasionalmente incontra bambini nel mondo reale, da dove egli stesso proviene, essendo un bambino mai nato, e avendo trascorso i primi tempi della sua eterna infanzia nei Giardini di Kensington, a Londra.
…“I Bimbi Sperduti erano sulle tracce di Peter, i pirati erano sulle tracce dei Bimbi Sperduti, i pellerossa erano sulle tracce dei pirati e le belve erano sulle tracce dei pellerossa. Continuavano a girare in tondo per l’isola, ma non si incontravano mai perché andavano tutti alla stessa velocità.”…(2)
Peter Pan nei Giardini di Kensington – (trama)
È un romanzo breve che nasce nell’alveo di un’altra opera, L’uccellino bianco (1902), al cui interno viene delineata la magica vicenda di un neonato di nome Peter. La storia nella storia è stata dunque in seguito estrapolata e resa autonoma dal suo autore: si tratta della prima apparizione del fortunato personaggio di Barrie.
Ci troviamo in piena Londra, ma l’atmosfera del racconto non è quella dei trafficati viali di una metropoli frenetica, bensì quella della pace che si respira nei Giardini di Kensington, il celebre parco che orna una delle zone residenziali più eleganti della capitale inglese. Qui vive, su un isolotto in mezzo a un lago, un corvo, Salomone, che dirige le nascite di tutta Londra. I bambini, infatti, prima di diventare tali sono uccellini, inviati dal corvo Salomone in quelle case che li vedranno crescere. Un neonato, dunque, non è ancora completamente umano, ma possiede ancora alcune caratteristiche dell’uccello che era. È questo il caso del piccolo Peter, di appena sette giorni, che, dopo aver sentito i suoi genitori discutere su quella che sarà la sua vita adulta, non appena sua madre esce dalla sua cameretta dimenticandosi la finestra aperta non riesce a resistere al fresco richiamo del vento e vola via. Una volta tornato all’isola di Salomone, Peter viene rimproverato dal corvo: ormai non è più un uccello, ma dopo essere fuggito via dalla sua nuova vita non può essere nemmeno un bambino. Peter, dunque, si trova in un momento di mezzo, in cui la sua stessa natura è incerta. Inoltre, siccome la scoperta della verità lo ha privato della capacità di volare, è destinato a restare sull’Isola degli Uccelli senza poter raggiungere il resto del parco. Peter cresce dunque senza conoscere il mondo degli umani e quando finalmente riesce ad attraversare il laghetto, utilizzando un grosso nido come barca, scopre quanto essi siano misteriosi. Le vite dei bambini, in particolare, sono popolate da oggetti per Peter inspiegabili: ogni loro gioco è strano e Peter utilizza a modo suo quelli che ritrova al calar del sole. I Giardini di Kensington, infatti, quando arriva la sera e i londinesi tornano a casa, si trasformano in un luogo magico, popolato da fate che si nascondo per il resto della giornata e che diventano presto amiche di Peter. Proprio grazie al loro intervento Peter prende il soprannome di Pan, infatti sono le fate ad insegnargli a suonare il flauto di Pan, che diverrà il suo strumento prediletto.
Un giorno Mab, regina delle fate, gli promette che esaudirà due suoi desideri: Peter chiede subito di volare per rivedere sua madre. Si accosta dunque alla finestra della vecchia casa, ancora aperta nella speranza che lui possa tornare, ma decide di non entrare. Vuole infatti salutare prima le amiche fate e, dunque, chiedere con il secondo desiderio di poter volare nuovamente.
Le fate, però, non lasciano andare il loro prediletto tanto facilmente e si lanciano in canti e balli senza fine, al termine dei quali è davvero passato molto più tempo di quanto Peter non immaginasse. Infatti, una volta tornato a casa, trova la finestra che un tempo era aperta chiusa sprangata: dietro ai vetri, infatti, dorme un nuovo neonato.
Peter Pan, tradito, decide di non tornare più dalla sua famiglia e rimanere, per sempre bambino, ai Giardini di Kensington.
Nonostante un’altra volta cerchi di costruire un legame affettivo con un essere umano, in questo caso una bambina di nome Maimie, che si è persa nei Giardini e che Peter chiede in sposa, è destinato restare da solo. Maimie infatti capisce che per sposare Peter dovrebbe lasciare sua madre e decide dunque di non farlo e di continuare la sua vita e crescere come tutti i bambini.
Una volta più grandicella, però, Mamie non dimentica Peter e gli fa spesso visita per lasciargli delle lettere e dei regali. Tra i regali vi sarà anche una capra immaginaria, che diventerà la cavalcatura di Peter nelle sue scorribande per i Giardini di Kensington.
Peter e Wendy – (trama)
È anche conosciuto con il titolo Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere e racconta la storia di Peter, un bambino volante che proviene dalla terra incantata di Neverland (in italiano L’Isola che non c’è) dove i bambini non crescono mai. Peter si reca spesso a Londra, dove ascolta nascosto dietro la finestra aperta Mary Darling, una bella e giovane madre che ogni sera racconta delle storie bellissime ai suoi tre bambini per farli addormentare: la più grande si chiama Wendy, poi ci sono John e Michael. Una notte Peter, dopo aver ascoltato la storia di Mary, come sempre vola via. Ma, ormai lontano, si accorge di non aver più con se la sua ombra. La ritrova, dunque, a casa Darling, ma per recuperarla fa una tale confusione da svegliare Wendy. La bambina, affatto spaventata dalla presenza di un ragazzino sconosciuto, per di più separato dalla sua ombra, aiuta Peter a ricucirsi l’ombra ai piedi e, scoperto perché Peter Pan si trovava nei pressi di casa loro, gli confida di saper raccontare le favole quasi bene quanto sua madre.
Peter allora le chiede di tornare con lui a Neverland, qui infatti si trovano i bimbi smarriti, quei bambini che, dopo essere caduti dalla culla per una distrazione dei genitori o delle tate, non vengono più cercati dalla loro famiglia. I bimbi smarriti avrebbero davvero bisogno di una figura materna e Wendy sembra a Peter proprio la figura adatta.
Wendy accetta l’avventura e, con i fratellini John e Michael, ormai svegli, parte con Peter.
I fratelli Darling si fermano a lungo a Nerveland, dove vivono incredibili avventure.
La magica isola, infatti, non è popolata solo dai bimbi smarriti, ma vi sono anche indiani, tra cui la principessa Tiger Lily, e pirati, comandati dal terribile Capitano John Hook, un uomo spregiudicato che ha paura di una sola cosa: del coccodrillo che ha mangiato sia la sua mano che una sveglia e il cui arrivo si avverte in anticipo dal ticchettio che proviene dalla sua pancia. Proprio per salvare Tiger Lily, rapita dai pirati, i fratelli Darling e Peter Pan partecipano ad una battaglia da cui escono vincitori.
Sebbene la vita a Neverland sia libera e spensierata un giorno Wendy comincia a ripensare ai suoi genitori e alla sua vita di prima e capisce che non è giusto impedire ai suoi fratelli di crescere normalmente. I tre non fanno però in tempo a partire che sono colti di sorpresa e rapiti dalla ciurma di Hook, ancora desideroso di vendetta.
Peter raduna così i bimbi sperduti e grazie a uno stratagemma (portarsi dietro una sveglia simulando così il ticchettio del coccodrillo) riesce a distrarre la ciurma e ad introdursi sulla nave di Hook. La battaglia per liberare i suoi amici si rivela più cruenta della precedente e Hook viene sbranato dal coccodrillo, realmente sopraggiunto.
Wendy è dunque decisa a tornare a Londra e lei e i suoi fratelli decidono di portare con sé tutti i bimbi sperduti - che infatti adottati dalla famiglia Darling - e anche Wendy, che in precedenza sarebbe voluta tornare con Peter a Neverland, capisce di voler crescere con i suoi fratelli.
Così Peter è costretto a tornare a Neverland da solo, ma promette a Wendy che si rivedranno.
Passano molti anni e il romanzo si conclude con il ritorno di Peter da Wendy, ormai adulta e madre di una giovane, Jane. Peter, che è stato assente dalla casa di Wendy per lungo tempo, si sente tradito poiché Wendy l’ha sostituito con un’altra bambina. Chiede così a Jane di fargli lei da madre.
Il finale del romanzo, dunque, è amaro. Wendy, infatti, sa che è destino di ogni essere umano crescere e lasciare i propri cari e spera che Peter, attraverso Jane, possa restare legato alla sua famiglia e ai suoi nipoti, per non restare mai solo.
Barrie non descrive mai molto l'aspetto fisico del suo personaggio, così che ognuno possa immaginarlo come vuole. In Peter Pan nei Giardini di Kensington il personaggio è visto come un neonato di appena sette giorni di vita, mentre in Peter e Wendy Barrie menziona il fatto che Peter Pan possiede ancora tutti i suoi denti da latte, aumentando dunque la sua età di diversi anni. Ciò è dovuto al fatto che i protagonisti delle due opere sono gli stessi solo a livello concettuale, ma in pratica si tratta di due distinti e indipendenti modi di vedere lo stesso personaggio. In ogni caso, il Peter neonato è molto meno celebre di quello preadolescente: di conseguenza ad essere conosciuto a livello universale è l'aspetto fisico di quest'ultimo. Barrie lo descrive come un bel bambino con un sorriso luminoso, "felice fra le foglie scheletriche ed il vento che soffia fra gli alberi". Nelle varie recite, il vestito di Peter è fatto di foglie autunnali e ragnatele. Il suo nome e il fatto che suona il flauto può suggerire una vaga connessione con il dio greco Pan.
Alla figura di Peter Pan si sono ispirati moltissimi spettacoli e film, il più celebre dei quali rimane:
Le avventure di Peter Pan (1953), lungometraggio animato della Walt Disney.
Il ruolo teatrale fu interpretato per la prima volta da Nina Boucicault. Nel 1976, in un film televisivo, è stata poi Mia Farrow a vestirne i panni. Nel 1980 il cantautore napoletano Edoardo Bennato dedica al ragazzino volante uno dei suoi album più belli, Sono solo canzonette. In Hook - Capitan Uncino, il film diretto da Steven Spielberg nel 1991, tocca a Robin Williams cimentarsi con la parte di un Peter Pan attempato e goffo, ma pronto a recuperare l’audacia perduta e a scontrarsi con il Capitan Uncino di Dustin Hoffman.
Persino la psicoanalisi si è servita del personaggio di Barrie per definire la difficoltà di crescere e la tendenza a fuggire le responsabilità dell’età adulta: la cosiddetta sindrome di Peter Pan.
... “Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe così. Un giorno, quando aveva tre anni, e stava giocando in giardino, colse un fiore e corse da sua madre. Doveva avere un aspetto delizioso, perché la signora Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò, -Oh, perché non puoi rimanere sempre così!- Questo fu quanto passò fra di loro circa l’argomento, ma da allora Wendy seppe che avrebbe dovuto crescere. Tu sai questo quando hai due anni. Due anni sono l’inizio della fine.”... (3)
Breve biografia di Sir James Barrie
Jamie, come veniva affettuosamente chiamato in famiglia, cresce con le storie di pirati che la madre, appassionata delle avventure di Stevenson, racconta.
Il fratello David muore in un incidente quando James ha solo sette anni. La morte del figlio prediletto fa cadere la madre in una profonda depressione: James prova a risollevarla vestendo i panni del fratello. Questa ossessiva relazione tra madre e figlio marcherà profondamente la vita di James.
Dopo la morte della madre Barrie pubblicherà (1896) una delicata biografia celebrativa.
All'età di 13 anni lascia la sua cittadina per frequentare la scuola. Si interessa di teatro e si appassiona ai lavori di Jules Verne, Mayne Reid e James Fenimore Cooper. Studia poi alla Dumfries Academy all'Università di Edimburgo, conseguendo la laurea nel 1882.
Dopo le prime esperienze come giornalista per il "Nottingham Journal", si sposta nel 1885, senza soldi nel portafogli, a Londra per intraprendere la carriera di scrittore. Inizialmente vende i suoi scritti, per lo più umoristici, a qualche rivista.
Nel 1888 Barrie raggiunge una discreta fama con "Auld Licht Idylls", divertenti scampoli di vita quotidiana scozzese. La critica elogia la sua originalità. Il suo melodrammatico romanzo, "The Little Minister" (1891), riscuote grande successo: verrà portato sullo schermo per ben tre volte.
James Barrie acquisì il titolo di Sir e nel 1922 ricevette l'Ordine di Merito. Venne poi eletto rettore della "St. Andrew's University" e nel 1930 "Cancelliere dell'Università di Edimburgo".
Morì il 19 giugno 1937 alla sua morte, lasciò in eredità lo sfruttamento dei diritti d'autore al Great Ormond Street Hospital, un ospedale pediatrico londinese nel quartiere di Bloomsbury, dove peraltro si troverebbe la casa dei Darling.
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(punto 1- 2 e 3 sono i periodi tratti integralmente dai testi del romanzo)
Nell’immagine James Matthew Barrie