Vedo un bambino. E' piccolo.
Ce l'avrà almeno un pensiero?
Sorpresa! Guardate voi stessi:
sta pensando il mondo intero.
("Filastrocche per tutto l'anno")
« Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio! »
(Il giovane gambero, "Favole al telefono")
Se parliamo di rime e poesia per bambini in Italia, non possiamo non parlare di Gianni Rodari.
Uno dei libri a cui da piccola mi affezionai di più fu "Le filastrocche del cavallo parlante":
«C’era una volta un gatto
che andava in Canadà
e questa è la metà
Portava un cartoccetto
di pane col prosciutto,
e questo è tutto».
Cartocetto è una parola che mi ha regalato Rodari.
Rodari, non abbandonò mai il genere della filastrocca, le sue poesie – perché poesie sono! – furono sempre definite così, forse perché non volle mai rinunciare al gioco, alla semplicità e a quello sguardo magico con cui guardava e scriveva versi su oggetti, tempi, persone...
Le raccolte di rime e filastrocche non mancano (anche se l’edizioni più recenti hanno comunque 5 o 6 anni), anche a mia figlia Tania comprai le “mitiche” Filastrocche per tutto l’anno illustrate da Emanuele Luzzati
Ciò che rende uniche le composizioni di Gianni Rodari è la sua capacità di veicolare in pochi versi e quattro rime una storia, una narrazione più ampia. Anche nel caso di giochi di parole (alcune sue poesie sono veri e propri indovinelli!) è come essere messi di fronte ad un piccolo frammento di una storia molto più ampia.
«Un signore di nome Stanislao
incontrò un gatto e gli disse: CIAO!
Il gatto tra sé pensò:
-Che ignorante, però!
Non sa nemmeno dire bene: MIAO...»*.
Rodari ama le rime baciate e alternate, la sua poesia è figlia delle filastrocche che si recitano nei cortili mentre si salta la corda, il ritmo è sempre evidente e serrato, le ripetizioni una caratteristica. Il lessico non è ricercato, ma la distanza cronologica della scrittura (ormai le prime rime hanno più di 60 anni) lo arricchisce di parole precise che la tendenza semplificatrice della modernità ha fatto cadere in disuso e attribuisce alla lettura contemporanea un certo gusto retrò, unico.
Il mondo descritto nelle filastrocche è quello della quotidianità, guardata con ironia e incanto: gli oggetti più comuni diventano i protagonisti di storie in rima davvero coinvolgenti (aspirapolveri, radio, bandiere, orologi, banchi di scuola...), i tempi della vita – forse allora più evidentemente vitali – sono protagonisti parlanti, le persone e i loro mestieri sono capaci di trasformarsi in eroi di piccole epopee quotidiane:
«Filastrocca per lo stagnino
che bolle l’argento nel pentolino
e prepara la medicina
per i malati di cucina.
È il dottore della padelle,
le fa brillare come le stelle,
È il professore dei paioli,
li fa splendere come soli.
Il suo ospedale privato
ce l’ha sulle pietre del selciato»
Rimane l’impressione che agli occhi del poeta le semplici cose si trasformino con spirito (io dopo questa poesia mi sono immaginata molti uomini da cui nacque Il signore di Venezia):
«A Venezia un signore
è diventato un pesce.
Un altro signore prova,
però non gli riesce
-Sù, guardi com’è facile,
è utile, è di moda:
basta farsi crescere
due pinne e la coda...
Quel signore va nuotando
per canali e canaletti
e saluta i conoscenti
che passano sui vaporetti.
Qualcuno dice: Strano...
Qualche altro dice: Bello
vedere un pesce
che si leva il cappello»
Ciò che rimane sempre attuale nelle sue composizioni è la libertà senza preoccupazioni con cui si rivolgeva ai bambini, Rodari dà voce alle figure immaginarie che nascono nelle menti infantili, le racconta in versi perché la memorizzazione sia immediata e giocosa.
Autunno
Il fieno è falciato
il cacciatore ha sparato
l’autunno è inaugurato:
Il grillo è murato
nella tomba in mezzo al prato.
C’è ancora una lucertola sul muro
c’è ancora un geranio sul balcone.
C’è ancora, ancora un po’ di primavera:
ne resta sempre un poco tutt’inverno
e a chi la sa trovare
tanta gioia può dare.
ed ancora da Le filastrocche del cavallo parlante questo bel testo:
"Re Federico", il quale abbandona la guerra e va in pensione per rinuncia da parte dell’avversario e quindi per mancanza di nemici.
Quelli in cui si è imbattuto, infatti, sembrano essere impegnati più a fare la pace che la guerra.
Una lezione politica di disarmo unilaterale e neutralità, meno infantile di quel che potrebbe sembrare.
"C'era un re di nome Federico
che andò in guerra e cercava il nemico.
Ma il nemico era andato
a comprare il gelato
infischiandosene del re Federico
- Nemico, nemico, vieni fuori che ti aspetto ! -
- Adesso no, finisco il sorbetto -.
- Vieni fuori che ti aspetto con la spada e con la lancia -.
- Adesso no, perché ho il mal di pancia- .
Re Federico per la disperazione
buttò la corona e andò in pensione.
Credo che la poesia di Rodari sia un passo imprescindibile che non dobbiamo evitare ai giovani lettori d’oggi: si possono recitare da subito e lasciare che accompagnino i ragazzi e gli adulti per sempre, come ha fatto con me e con il mio “cartoccetto”.