« Non importa che sia nato in un recinto d'anatre: l'importante è essere uscito da un uovo di cigno. »
(disse Il brutto anatroccolo)
Hans Christian Andersen fu uno dei grandi autori di fiabe dell'Ottocento, un periodo di intensa ripresa, in tutta Europa, di pubblicazioni, di raccolte e di rielaborazioni di fiabe tradizionali, anche da parte di narratori colti. Andersen riutilizzò in modo originale il grande patrimonio delle fiabe nordiche, infondendo in esso un caratteristico spirito ottimista.
Hans Christian Andersen nasce il 2 aprile nel 1805 in una cittadina del regno di Danimarca, Odense. Lui stesso ha descritto la propria infanzia povera e fantasiosa in un'autobiografia dal titolo “La fiaba della mia vita”. Conobbe l'agiatezza e la fama: fu ricevuto nelle corti di tutta Europa e vide persino erigere un monumento in cui lo si rappresentava nell'atto di raccontare fiabe ai bambini. La sua città natale, gli tributò, sempre, grandi onori.
Nelle sue opere si riflettono le esperienze e le difficoltà della sua vita: il suo aspetto fisico sgraziato che gli aveva reso difficile il rapporto con i suoi coetanei (per es. nella novella Il brutto anatroccolo); la sua estrema povertà (La piccola fiammiferaia), ma anche la fortuna di aver avuto un padre lettore vorace e fantasioso (I fiori della piccola Ida).
Nei suoi racconti trovano posto anche le figure della madre e della nonna paterna, che spesso svolge il ruolo di narratrice di storie o quello di saggia (in La regina delle nevi o in La sirenetta).
Ad Andersen è dedicato il più importante premio internazionale di letteratura per l'infanzia, il “Nobel” per questo settore. Fu poeta e romanziere per ogni età, ma anche, il primo scrittore che si rivolse direttamente ai ragazzi e ai bambini. Già altri lo avevano fatto, ma in maniera minore. Andersen, invece, scrisse per loro fiabe profonde, ma sempre legate a frammenti di vita umana a volte dolorosi, un dolore, però, vissuto e riscattato sempre da un insopprimibile ottimismo.
Il brutto anatroccolo diviene un cigno dopo tante sofferenze, il soldatino di piombo si scioglie insieme alla ballerina amata e si trasforma in un grumo metallico a forma di cuore, la Sirenetta rinuncia al suo principe azzurro e resta sirenetta ma conserverà per sempre nel cuore la dolcezza del sogno svanito. Questi personaggi, capaci di sacrificarsi ma anche di conservare i loro grandi sentimenti divengono quasi simboli e miti, validi non solo per i bambini danesi, ma per quelli di tutto il mondo. Come i grandi personaggi di William Shakespeare. Per questo Andersen è stato chiamato "lo Shakespeare dei bambini".
In una delle sue storie intitolata “Il folletto del salumiere”, Andersen racconta in che cosa consista secondo lui la poesia e lo straordinario potere che essa ha. Un folletto, fedele al bottegaio che lo ospita e lo sfama, assiste scandalizzato alla scena di uno studente povero che compra, invece del formaggio, le pagine di un libro usate per avvolgervi la merce. Più tardi, spiando dal buco della serratura della stanza in cui vive lo studente, il folletto vede che quello stesso libro, letto ad alta voce, sprigiona delle visioni che illuminano e confortano con la loro bellezza e soavità.
Ogni sera ritorna a contemplarle di nascosto e quando scoppia un incendio nella casa vicina corre a mettere in salvo il libro, a suo parere ormai la cosa più preziosa dell'intera casa. "Ora conosceva il proprio cuore e a chi apparteneva. Ma quando l'incendio si spense, pensò: "Sì, mi dividerò fra loro: non posso lasciare del tutto il salumiere, per via del riso e del latte"".
In ”Lo scellino d'argento”, invece è ben rappresentato l'ottimismo che lo animò per tutta la vita. Andersen vi racconta di una moneta che, fuori dal suo paese, è disprezzata e considerata addirittura falsa, ma che, riconosciuta e riportata in patria, finisce col commentare felice "Tutti i miei guai erano finiti... Bisogna saper sopportare e col tempo la giustizia si fa!".
Quarant'anni di novelle, ma Andersen ha scritto anche volumi di versi, lavori teatrali, poemi tragici.
Nel 1835 pubblicò un romanzo ambientato in Italia, L'improvvisatore, che gli conquistò il favore del pubblico e della critica.
Nel 1830 scrisse la sua prima novella, Il Morto.
Nel Natale 1835 uscirono in un “libretto strenna” quattro novelle a cui non diede grande importanza (L'acciarino- Il piccolo Claus e il grande Claus- La principessa sul pisello- I fiori della piccola Ida) che furono l'inizio di un’intensa produzione.
Nei successivi quarant'anni, fino alla sua morte nel 1875, infatti, scrisse ben oltre 150 novelle e furono queste a renderlo famoso.
Nello scriverle utilizzò ora motivi della tradizione popolare scandinava, ora rivisitazioni di altre fiabe, come per esempio quelle delle “Mille e una notte” e vi fa parlare animali, piante, oggetti comuni e addirittura il vento con un linguaggio diretto e quotidiano.
Hans, nelle storie, ci mette tutto quello che sa della vita: la consolazione che danno le piccole cose, la straordinarietà della poesia, la felicità che si può provare anche quando si è privi del minimo indispensabile alla sopravvivenza.
Narra, con gentilezza, cose difficili da raccontare a un bambino: la morte, l'amore non corrisposto, la vanità, mescolando, tra le altre, storie che raccontano le sue difficoltà a trovare la propria realizzazione nella vita e nell'amore.
Di Hans Christian Andersen, definito anche “il cantore delle piccole cose “ cito molto brevemente due fiabe meno note: I fiori della piccola Ida e La nonna.
I fiori della piccola Ida - E’ una fiaba dolce, anche leggermente malinconica, narra la storia della piccola Ida una bimba molto particolare, che amava molto i suoi fiori e li curava con tanto amore.
Però non avrebbe mai immaginato quello che il suo amico, un bambino di nome Riccardo le raccontò in gran segreto, e cioè che i suoi fiori di notte si davano alla pazza gioia, con balli canti e feste. Ida rimase davvero stupita e incredula... come facevano i fiori ad andare ad un ballo, se non avevano le gambe ? Ma Riccardo svelò alla piccola Ida che i fiori sono come delle farfalle...
La Nonna – In questa fiaba, Andersen descrive con ardore e amore la figura della nonna, nel suo splendore da viva e nel suo continuare a diffondere la sua presenza dopo la morte. E' probabilmente con lo scrittore danese che la nonna entra a tutti gli effetti nel genere fiaba, non più confusa con il personaggio della vecchia, ma nonna amorevole e materna. Una parte della versione che vi propongo è tratta da “40 Novelle di H.C. Andersen” nella traduzione dal danese di Maria Pezzè Pascolato.
[...] La nonna è molto vecchia, ha tante tante rughe e i capelli tutti bianchi; ma gli occhi brillano ancora come due stelle; son più belli, anzi, delle stelle, e così dolci, così affettuosi, che il guardare in fondo ad essi fa bene all’anima. E sa anche le storie più curiose; ed ha un vestito a grandi fiorami, di una stoffa di seta così pesante, che accompagna ogni movimento con un fruscìo. La nonna sa tante cose, perchè è vissuta un bel pezzo prima che il babbo e la mamma fossero al mondo; e di questo puoi star sicuro! La nonna ha un libro di preghiere con certi grandi fermagli d’argento, e legge spesso nel libro. Tra le pagine, c’è una rosa, schiacciata e secca; non è così bella come le rose che le stanno dinanzi, nel vaso; e pure essa le sorride più affettuosamente che a quelle, e, tal volta, sì, le vengono anche le lacrime agli occhi. Perché guarda a quel modo il fiore appassito dentro al vecchio libro? Lo sai tu? Ogni volta che la nonna lascia cadere una lacrima sul fiore, il colore torna fresco, la rosa si rialza ed il profumo riempie tutta la stanza; e allora le pareti si squarciano, come fossero veli di nebbia, e tutt’intorno ecco apparire il bosco verde, lo splendido bosco, dove il sole brilla tra le foglie; è la nonna... sì, è la nonna, ma giovane-giovane, una cara giovinetta coi riccioli biondi, con le guance rosee e rotonde, bella e graziosa - nessuna rosa è più fresca; e pure gli occhi, i begli occhi dolci e luminosi, son sempre gli stessi. A lato le sta un uomo, forte, bello e giovane; egli le porge la rosa ed ella sorride... La nonna non sorride più così ora. Il sorriso le solleva un istante le labbra... È già svanito. Le passano ora dinanzi molte figure, molti pensieri... Il bel giovane è sparito, e la rosa è nel libro di preghiere; e la nonna... ecco là di nuovo la vecchia signora, che guarda il fiore appassito dentro al libro.
La nonna ora è morta. - Era seduta nella sua poltrona, e raccontava una magnifica novella, lunga- lunga. "E adesso la storia è finita," - disse, "ed io sono molto stanca; lasciatemi riposare un poco..." Si appoggiò all’indietro, sospirò dolcemente, e si addormentò. Ma il sonno divenne sempre più e più quieto; il viso era pieno di gioia e di pace: parve che lo sfiorasse un raggio di sole [...]
Le fiabe di Andersen sono tradotte in ben 153 lingue, la fortuna della sua opera è quasi del tutto legata alla produzione fiabesca che ha messo profonde radici, anche, nella nostra cultura.
Tutti conoscono: Il brutto anatroccolo, Il soldatino di stagno, I vestiti nuovi dell’imperatore, La principessa sul pisello, La piccola fiammiferaia.
L'opera dello scrittore ha influenzato molti autori suoi contemporanei e successivi; si possono citare certamente Charles Dickens, William Thackeray, e Oscar Wilde.
Hans Christian Andersen resta, ancora oggi, un punto di riferimento, in particolare verso la letteratura per i più giovani. Il giorno del suo compleanno (il 2 aprile) viene celebrato nel mondo con la Giornata internazionale del libro per bambini .
Al nome di Andersen sono dedicati diversi premi del settore della letteratura per ragazzi, in Italia, il Premio H.C. Andersen “Baia delle Favole di Sestri Levante” che dal 1967 premia le fiabe inedite e il Premio Andersen, che dal 1982, premia i migliori libri italiani per l'infanzia editi nel corso dell'anno precedente, suddivisi secondo l'età dei destinatari e per autori, illustratori, ecc.
Anche Gianni Rodari ha ricevuto questo prestigioso premio per la fiaba inedita nel 1970. In quell’occasione disse: “Si può parlare degli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti anche raccontando fiabe allegre”.
Negli anni, hanno partecipato, tra gli altri, grandissimi come Peppino de Filippo, Italo Calvino, Emanuele Luzzati, Alberto Moravia, Francesco Guccini, Mario Soldati, Sergio Zavoli.