Come sarà successo a tanti, ho dovuto recentemente rottamare il mio vecchissimo televisore per acquistarne uno nuovo, tecnologicamente adatto alle nuove modalità di trasmissione televisiva.
E così, visto che la pandemia consiglia di limitare le proprie uscite, ho cominciato a collegarmi più spesso con RAIPLAY; in seguito, mia figlia ha condiviso con me il suo account su Netflix e io ne approfitto per collegarmi quando so con certezza che lei è occupata in altre faccende.
Così facendo, ho scoperto, con una certa sorpresa,di essere stata per molto tempo ostaggio di un pregiudizio: infatti ero rimasta tristemente impressionata dai film italiani riconducibili ai cosiddetti “cinepanettoni” e a quelle commedie abbastanza scollacciate interpretate da vari “comici”. Per questo, quando si trattava di scegliere un film classificabile “commedia italiana” o “comico italiano” o anche semplicemente “italiano”, passavo oltre più veloce di un lampo.
Ora mi sono convinta invece che c’è anche altro nel cinema nostrano e questo “altro” è infinitamente migliore di certa filmografia da me citata prima.
Il motivo di questo cambiamento di giudizio è da ritrovare nelle pellicole visionate in questi ultimi tempi e voglio parlare di alcune di esse che mi hanno particolarmente interessato.
LE CONFESSIONI: regia di Roberto Andò e tra gli interpreti Toni Servillo e Pierfrancesco Favino.
Si svolge in un resort di lusso dove sono convenuti per un summit le personalità più potenti del mondo, quelli che possono decidere i destini dell’umanità. Il motivo di quella convocazione non è noto, ma si sa che è molto importante. Tra gli invitati c’è stranamente un matematico fattosi monaco, Salus (Toni Servillo), molto apprezzato per i suoi scritti.
La notte prima del summit il governatore del fondo monetario mondiale convoca nella sua suite d’albergo il monaco e, dopo un intenso colloquio con quest’ultimo, si suicida.
Tutti convenuti precipitano nella confusione più totale e nel disorientamento e ad uno ad uno arrivano a confessare a Salus le loro miserie, i loro fallimenti, le loro insicurezze. Il summit non avrà luogo e Salus appare come colui che, pur essendo il più povero di tutti (dice di non possedere altro che il suo saio) è l’unico a saper dare un senso alla propria vita e a viverla con serena intensità.
MIO FRATELLO, MIA SORELLA: regia di Roberto Capucci , attori principali Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi.
Nel suo testamento, Giulio, un noto professore universitario, lascia la casa di sua proprietà ai due figli che non si vedono da venti anni. La loro coabitazione è difficile anche perché Tesla si sta a poco a poco annientando nell’accudimento del figlio (schizofrenico o autistico?). Chi soffre di più di questa situazione è la figlia di Tesla che da anni si sente del tutto ignorata dalla madre e coglie l’occasione per andare a vivere da sola nel camper che le ha lasciato il nonno.
La coabitazione forzata porterà a chiarire tante cose non dette tra fratello e sorella e alla fine riusciranno a ritrovarsi e a capirsi. Il finale del film è piuttosto nebuloso: sa di forzatura e pare affermare che la vita può tornare normale solo con la morte del ragazzo disabile e questo, se purtroppo è vero in tante situazioni, non è però accettabile.
Deve esistere un modo per consentire a chi ha persone disabili in famiglia di poter continuare a vivere, magari con il supporto di strutture di assistenza improntate al rispetto per la vita e per la dignità di ogni essere umano.
MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI: Regia di Stefano Cipani e tra gli interpreti Alessandro Gassman e Isabella Ragonese.
Anche questo film mette al centro il problema della disabilità, visto dalla parte di Jack, il fratello sano di Gio’, il bambino down. Se da piccolo Jack vive con entusiasmo l’arrivo di questo fratellino speciale, una volta diventato adolescente, sente sempre più la fatica di portarlo con sé, di accudirlo e il suo imbarazzo arriva al punto di dire ai suoi amici che, sì, ha avuto un fratello, ma ora è morto.
Questa bugia è solo la prima di una lunga serie e alla fine Jack non potendo più reggere questo gioco crudele, affronta la realtà e, con l’aiuto della famiglia tutta, riesce ad accettarla.
IL tema non è dei più semplici, ma viene sempre trattato con estrema sensibilità e delicatezza. Questa pellicola ha avuto molti riconoscimenti e credo che siano ben meritati.
Ho potuto vedere anche altri film italiani, magari girati con pochissima spesa (2/3 attori, ambientazione all’interno di una casa), ma questo non ha impedito di creare una storia coinvolgente e ricca di suspence.
Direi invece che il film di Sorrentino “E’ stata la mano di Dio”, tanto magnificato da alcuni critici, non mi ha coinvolto e penso che non sarà premiato agli Oscar dove rappresenterà l’Italia.
Il bello della vita è che c’è sempre qualcosa da imparare ogni giorno e io da poco ho imparato che la dicitura “film italiano” può segnalare ottimi film.