Gladys è un'anziana, ma non troppo, alla quale è stata messa l'etichetta di Alzheimer.
E' itinerante e aggressiva, con tutti, impossibile gestirla al proprio domicilio: urla, si dispera, si ribella, cade, si fa male, nonostante le cure prescritte dagli specialisti, compreso quelle "speciali" per la malattia di Alzheimer. E' necessario, anzi indispensabile inserirla in una casa di riposo. E così è, quindi ... contenzioni, cintura al letto, farmaci, farmaci, sempre più farmaci .... Poi l'accreditamento e il trasferimento nella struttura dove lavoro.
All'ingresso Gladys appare un "mostro", il volto pieno di contusioni, le labbra asciutte semiaperte, immobili, lo sguardo attonito. Come le labbra tutto il resto, gambe, braccia, tronco sono immobili. I parenti sono preoccupati, hanno paura dei suoi comportamenti aggressivi, hanno paura che si faccia male e che faccia male agli altri, come ha detto la specialista che finora l'ha seguita che ha fatto tutto il possibile prescrivendo i farmaci opportuni per quella situazione, farmaci che non devono essere assolutamente sospesi. Perché Gladys non riesce più a stare in piedi, ma, quando si arrabbia, acquista una forza incredibile e diventa violenta. Che posso fare? Non mi resta che convalidare contenzioni, pannoloni e quant'altro ... Ma la terapia no, quella proprio non posso, è troppa ... Altro che "geostratificazione farmacologica". La riduco un po' e inizio dalle gocce, troppe, è quasi impossibile contarle ... Passano i giorni, Gladys è tranquilla, i suoi occhi si fanno sempre più dolci, accenna qualche parola, in spagnolo, inizia a fare qualche passo, con i fisioterapisti, poi le tocca di nuovo rimanere contenzionata in carrozzella. Come una ladra, furtivamente, correggo la terapia, riduco ancora, dimezzo il cerotto, poi lo passo a un quarto, poi prendo coraggio e lo sospendo. Gladys sempre meglio, i parenti contenti quasi non credono ai loro occhi. Prendo coraggio, li coinvolgo, coinvolgo alcuni operatori, sollecito i fisioterapisti, li convinco che ci si può fidare di Gladys, che Gladys vuole ritrovare quella autonomia che le è stata strappata, che ce la può fare. Ed ecco il miracolo. E' bastato un solo week end e Gladys è libera, cammina da sola, aiuta a preparare la tavola, mangia con gli altri. Via le contenzioni, può alzarsi quando vuole, girare per la struttura, salutare, sorridere. Le resta ancora un po' difficile articolare bene le parole, ma mi corregge quando sbaglio nel tentativo di parlare la sua lingua. "Este lugar" mi ha detto, accennando un sorriso, " No esto". Dal suo ingresso sono passati poco più di due mesi.
Due giorni fa, la specialista che aveva seguito Gladys si è presentata in struttura per una visita ad un'altra ospite e, ricordandosi che Gladys era stata trasferita proprio lì, ha chiesto di lei, o meglio ha chiesto dell'andamento della sua malattia. Ha chiesto se eravamo riusciti a contenere l'aggressività, quante volte era caduta, di quanto avevamo aumentato i farmaci, se ne avevamo aggiunti altri ecc. ecc. Posso immaginare l'imbarazzo di Emanuela, la giovane dottoressa mia allieva (e lo dico con grande orgoglio) che cercava di giustificare il nostro operato con il fatto che Gladys, "casualmente" si sarebbe trovata bene nel nuovo ambiente e questo avrebbe reso possibile ridurre un po' la terapia ecc. ecc.
La specialista, forse incredula, ha voluto vedere Gladys ed è scesa in salone. Gladys stava aiutando l'operatore ad apparecchiare porgendole i tovaglioli di carta ad uno ad uno. Era in piedi, libera, autonoma, il volto non più segnato da ecchimosi.
Ha chiesto, quasi "indispettita": "Ma come fa a stare in piedi con la terapia sedativa? Con il cerotto?"
Emanuela ha risposto, con un filo di voce, che era stata sospesa quasi tutta la terapia ....
Sapete come ha reagito la specialista?
Ha detto con convinzione due sole parole, poi se ne è andata.
Gladys non l'ha né riconosciuta, né considerata.
Scusate, ho dimenticato di dirvi quali sono le due parole pronunciate con tanta tracotanza, parole che fanno riflettere ...
Eccole: " SUCCESSO TERAPEUTICO!"
Biografia
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