Federico Bastiani- giornalista freelance
Unanimemente riconosciuto come l’ideatore della social street di Via Fondazza a Bologna le chiediamo di spiegarci come le è nata questa idea e come ha iniziato? Come tradurrebbe social street?
L’idea del social street mi è venuta l’estate del 2013. Passeggiavo sotto i portici di Via Fondazza con mio figlio di 20 mesi e pensavo che giocava sempre da solo, non sapevo se nella strada vivessero altri bambini con cui farlo giocare. Abitavo in via Fondazza da oltre tre anni eppure vedevo le stesse facce ogni giorno ma non conoscevo i miei vicini! Come risolvere questo problema? Come socializzare con i miei vicini di casa non avendo tempo a disposizione? Ho aperto cosi un gruppo chiuso “residenti in Via Fondazza – Bologna Social street” ed ho stampato dei volantini e distribuiti in strada per pubblicizzarlo. Pensavo che la gente fosse troppo diffidente e non avevo grosse aspettative invece mi sbagliavo, nel giro di due settimana erano già 93 gli iscritti.
Da settembre quando siete partiti ad oggi sul sito www.socialstreet.it, ogni giorno aumentano in Italia e all’estero le esperienze che a voi si collegano. Non chiedo numeri, perché sarebbero subito superati, ma una sua spiegazione di questo successo. E’ solo frutto di un buon battage mediatico o c’è altro?
Ci tengo a dire che, seppure vengo dal mondo della comunicazione, non ho impiegato le mie risorse personali per promuovere il Social street anche perché non avrebbe senso. Io avevo un obiettivo, socializzare con i miei vicini di casa e ci sono riuscito. Il fatto è che l’entusiasmo di Via Fondazza è stato contagioso ed ho iniziato a ricevere decine di email ogni giorno chiedendo consigli di replicare questa esperienza e la stampa era anche interessata, ma ripeto, il progetto Social street non nasce a tavolino. I motivi del successo? La nostra società diventa sempre più individualista, si pensa solo ai problemi che ci riguardano, una società sempre più materialista orientata ad ottenere “cose” trascurando i rapporti umani e le persone sono sempre più sole. Il Social street cerca di ricostruire quei legami che nei paesi di qualche decennio fa erano normali, fermarsi per strada, parlare con i negozianti, con i vicini… Dietro al Social street non ci sono interessi economici, politici o altro, solo il desiderio di socializzare con i proprio vicini di casa. Mi sono reso conto che quando riesci a costruire dei solidi rapporti umani si può raggiungere qualsiasi obiettivo.
Ho guardato le foto degli abitanti di via Fondazza: uomini e donne, giovani e meno giovani, residenti e commercianti, mamme e casalinghe. Un universo vario che rimane in contatto tramite Facebook. Uno strumento digitale che trasforma un’amicizia virtuale in un rapporto reale. Chi non usa i socialnetwork è escluso? C’è un gap digitale che crea nuova emarginazione?
Facebook è uno strumento importante per iniziare però il nostro slogan è “dal virtuale, al reale al virtuoso”. Ci teniamo a trasformare i contatti di facebook in contatti reali, in fondo è semplice, basta scendere le scale. Cerchiamo anche di coinvolgere chi non usa facebook e per far questo devo ringraziare i commercianti della strada che si sono prestati ad essere i nostri “amplificatori”. Se organizziamo un evento, stampiamo delle locandine e le lasciamo ai negozianti dove magari le persone anziane vanno giornalmente a fare spese. Cerchiamo di coinvolgere tutti nel limite delle nostre possibilità perché tutto quello che viene fatto è svolto nel tempo libero delle persone. C’è Federica ad esempio che nella sua pausa pranzo prende le locandine e le diffonde in strada..
Questo sito www.perlungavita.it parla di anziani e di come invecchiare bene. Credo che la socializzazione, l’inclusione, il sentirsi parte di una comunità sia essenziale per loro. La social street può essere una risposta e in che modo? Avete qualche idea?
La socialità è importante indubbiamente. Ogni strada che fa parte del social street individua le proprie risorse ed in funzione di quello organizza la propria progettualità. A me fa piacere quando persone anche di una certa età mi fermano per strada e mi dicono “ho aperto un account facebook solo per seguire la vostra esperienza, bravi”.
Rinviamo al vostro sito le informazioni, le notizie e gli eventi, per chi fosse interessato. A lei una domanda personale. Immagino che sia stato travolto dal successo della sua iniziativa. Ora cosa le piacerebbe fare in questa strada?
Io l’obiettivo l’ho già raggiunto. Tre anni fa non conoscevo assolutamente nessuno in questa strada, la percorrevo da cima a fondo in 3 minuti, adesso ne impiego 15 di minuti perché tutti si fermano a condividere idee e pensieri con me, i negozianti mi abbracciano…insomma, ho costruito dei rapporti umani e per me questo ha un valore inestimabile.