Sara Nardini-Psicologa clinica e di comunità, specializzata in Psicoterapia Ipnotica presso A.M.I.S.I. (Associazione Medica Italiana per lo Studio dell'Ipnosi), svolge attività libero professionale. È esperta di Aromaterapia ed oli essenziali, Terapie Egizio-Essene e Terapie Energetiche, Reiki, insegna Raja Yoga e Meditazione Trascendentale da oltre dieci anni. Ha coordinato il team vincitore del Premio Innovazione 2018 indetto dall'Ordine degli Psicologi del Veneto con il progetto "Breathe the Forest! Mindfulness in Forestoterapia con soggetti asmatici". Collabora con la Stazione di Terapia Forestale delle Valli del Natisone (Friuli).
Dalla psicologia dell’anima alla terapia forestale, dalla pratica quotidiana per dare gioia ai suoi pazienti alla costruzione di percorsi “certificati” nelle foreste e nei boschi italiani. Ci può presentare questo suo universo e il filo conduttore, se c’è, tra anima – una struttura di coscienza come lei la chiama- e spiritualità, tra gli esercizi energetici della sua pratica professionale e le passeggiate nei boschi richiamando alcune azioni vitali della nostra esistenza: il respiro, il radicamento, la consapevolezza, l’ascolto? Parlando di spiritualità si dà spesso una connotazione prettamente religiosa a questo termine che, oltre ad essere trasversale a tutte le tradizioni, non può essere costretto all'interno di un sistema di dogmi, qualsiasi essi siano, bensì può e deve, a mio avviso, essere considerato in un'accezione più ampia: è spirituale tutto ciò che risuona in noi, nella parte più autentica e profonda della nostra coscienza e, in virtù di questo, ne promuove processi di crescita, trasformazione ed evoluzione. In molte tradizioni l'Anima è considerata come “soffio vitale”, principio divino e impulso di creazione e unione. È certamente la parte più armonica, luminosa e coerente della nostra coscienza, quella parte in cui risuona ciò che si “accorda” con il nostro “progetto di vita”, ciò che in qualche modo, anche soggettivamente, percepiamo e sperimentiamo come spirituale. Può quindi essere anche una guida, un Maestro, dal momento in cui ne prendiamo contatto, fino al momento in cui riusciremo a far sì che si manifesti liberamente, svelando, prima di tutto a noi stessi, chi noi siamo veramente. L'Anima è la nostra vera identità, è ciò che noi siamo in essenza, che per manifestarsi necessita di un enorme lavoro di pulizia, di ascolto e di riconoscimento, direi di “discriminazione”: come i cercatori d'oro possiamo imparare a setacciare la sabbia (disarmonia della Personalità -insieme di corpo fisico, emozioni e mente-) per conservare e valorizzare le pepite che brillano davvero, quelle qualità che ci contraddistinguono profondamente e che possiamo imparare a fare emergere. Saranno queste pepite a illuminare il nostro percorso di realizzazione e di gioia. Tutto questo è molto concreto: perché l'Anima si manifesti è necessario che si “incarni” e questo avviene quando siamo veramente presenti e consapevoli, in ogni momento della nostra vita. Per tale motivo l'ascolto del respiro e la ri-costituzione delle radici, che insieme rappresentano il nostro “essere nel mondo” sono il nostro punto di partenza, perché solo ponendo saldamente i nostri piedi a terra, autorizzandoci ad esistere, potremo alzare lo sguardo verso la gioia dei sensi, il piacere, che alimentano la volontà autentica (non del “dovere”, ma dell'essere) e poi l'Amore, vero ed unico obiettivo dell'esistenza. Il protocollo che propongo insieme alla collega, dott.ssa Marta Regina, per la Terapia Forestale tiene conto di questi capisaldi della Psicologia dell'Anima e offre loro una forma anche nella dimensione scientifica.
In questo spazio parliamo di anziani, persone che giunte ad un certo periodo della loro vita, anche se in buone condizioni fisiche e cognitive si ritrovano in una società che troppo spesso li guarda con un occhio distratto: sono fantasmi, figure evanescenti con cui ci si rapporta poco, senza un’identità, che sembra svanire con il pensionamento. La loro solitudine non è solo fisica, ma è sociale, relazionale, da esclusione alla vita attiva del paese. Può trovare sbocchi diversi: un progressivo ripiegamento su stessi, con una decadenza psico-fisica accelerata ma altre volte innesta una riflessione più intima in cerca di valori e sensazioni più recondite. Quanto il suo percorso “verso l’anima” (1) con -come lei sottolinea- esercizi pratici, concreti, può essere un aiuto a vivere la vecchiaia con serenità, sicuramente la miglior medicina? Se la vecchiaia è anche un tempo di resoconti, in cui siamo costretti ad abbandonare certi ruoli, che spesso gravitavano intorno all'attività lavorativa, “Verso l'Anima” è un percorso che ci conduce a svelare l'illusione di quel senso di vuoto che a volte il cambiamento crea. Smantellare le sovrastrutture che ci hanno accompagnato per anni può essere spaventoso e disorientante, oppure una splendida e inattesa avventura, in cui il “vuoto” diventa “spazio” da esplorare in modo nuovo, allenando una diversa percezione di sé e del mondo, da riempire con straordinarie, nutrienti esperienze. Gli esercizi pratici hanno lo scopo di assaporare ciò che è presente, in modo semplice e concreto, perché la concretezza delle nostre percezioni e, di conseguenza delle nostre azioni è ciò che realmente cambia la qualità della nostra vita. La nostra realtà è condizionata dal modo in cui la percepiamo, ecco perché il lavoro sui sensi, sul riconoscimento di ciò che sperimentiamo e sulla trasformazione di ciò che riteniamo non essere buono per noi è così importante. Abbiamo sempre la possibilità di creare nuovi scenari, a volte anche solo spostando un pochino la nostra visuale: sarà sempre un'esperienza e ciò che è concreto è incontrovertibile, perfino per la mente più scettica. Assaporare, anche ciò che non ci piace, ci consente di muoverci verso il cambiamento e renderci conto che questo è possibile, pur nel piccolo della nostra quotidianità, è sempre fonte di gioia.
Tra questi “esercizi” è entrata, solo in questi ultimi tempi, la “Terapia forestale”. Non è una nuova moda green, ma una pratica nata in Giappone con il nome “Shinrin-yoku – Immergersi nei boschi” letteralmente “bagno nel bosco” riconosciuta da quello Stato come “Terapia”. (2) “Lo Shinrin-yoku- dice Qing Li l’immunologo che ha scritto il manuale- è l’arte di comunicare con la natura attraverso i cinque sensi”.La “terapia forestale” ha avuto un riconoscimento scientifico anche in Italia dai risultati di una ricercacondotta da un gruppo di scienziati, ricercatori, professionisti sanitari che ha rilevato i dati dei “Composti organici volatili forestali e loro effetti sulla salute umana…” (3) Lei parla nel suo libro dello scarso utilizzo dei cinque sensi da parte delle persone, che procedono per automatismi. Questa esperienza di contatto con la natura con i cinque sensi quale benessere può offrirci sia sul piano fisico che psicologico? Gli studi da lei citati dimostrano come il bosco sia già di per sé terapeutico, abbassando in generale i livelli di stress e promuovendo, proprio grazie a composti volatili emessi dagli alberi e dal suolo, una maggiore attivazione del sistema immunitario (grazie all'azione delle cellule Natural Killer) e la salute di sistemi e apparati, come per esempio il sistema cardio-circolatorio. Dal punto di vista psicologico si sono osservati risultati importanti sull'abbassamento dei livelli di ansia e depressione, per esempio, oltre che sul miglioramento delle prestazioni cognitive (attenzione e concentrazione). È stato inoltre dimostrato che l'uso dei sensi nell'esperienza del bagno di foresta amplifica questi effetti. In un documento di prossima pubblicazione, frutto delle ricerche che fino ad ora abbiamo condotto, dimostreremo come, applicando il nostro protocollo e misurandone gli effetti attraverso la somministrazione del questionario POMS (Profile of Mood States, o “Profilo dell'Umore”) già adottato dal dott. Qing Li in Giappone, i livelli di ansia, depressione, rabbia, vigore, stanchezza e confusione migliorino come mai prima d'ora attestato in letteratura. Questo documento mette in rilievo l'importanza dell'accompagnamento, ossia del modo in cui le persone sono invitate alla consapevolezza di sé, dell'ambiente boschivo circostante, così ricco di stimoli e suggestioni. Le strategie che proponiamo, attraverso esercizi di esplorazione mediante i sensi e di meditazione, alternati a brevi interventi di profilo scientifico, guidano le persone in un sentiero fisico e metaforico insieme, in cui la relazione con l'ambiente e con gli elementi che lo costituiscono (acqua, pietra, albero, animale, ecc.) rappresenta un'occasione di incontro, principalmente con se stessi e di equilibrio tra le proprie componenti creativa e razionale. L'identificazione con la natura favorisce un riconoscimento della propria natura essenziale, l'Anima, che nel silenzio e nell'ascolto profondo di sé si accorda e risuona, in modo armonico, con tutto ciò che nel bosco ci circonda.
Lei ha sperimentato e “certificato” con i suoi codici di lettura professionale unitamente a un ricercatore del CNR Francesco Meneguzzo, attivo nel CAI (Club Alpino italiano) percorsi di “terapia forestale” producendo anche materiale audiovisivo che è stato ripreso dalla trasmissione RAI "Buongiorno benessere", dalla rivista dei Medici di medicina generale (5) e da altre pubblicazioni. Il primo certificato è il “Parco del Respiro Fai della Paganella” in Trentino, ma altri sono ora sotto esame. Questa pratica itinerante, da psicologa dell’anima, con quali parole la consiglierebbe alle persone anziane? Quando ero bambina mia madre amava filosofare con me di spiritualità: mi raccontava le sue letture e condivideva con me il suo entusiasmo per ogni nuova scoperta che mi diceva in realtà non essere mai veramente “nuova”, poiché era piuttosto un “dare forma” a ciò che aveva sempre, in qualche modo, sentito. Con mio padre condividevo invece, già in tenera età, l'amore per il bosco, scoperto per la prima volta nelle Valli del Natisone, in provincia di Udine in cui ,fatalità, molti anni dopo ho iniziato a praticare la Terapia Forestale, in modo “serio”. Mio padre ha vissuto nel periodo della guerra, oggi ha 81 anni, e mi racconta sempre di quanto la terra a quell'epoca sia stata risorsa fondamentale per la sopravvivenza della sua famiglia. Attraverso le sue narrazioni credo di aver individuato e forse a mio modo stimolato in lui la consapevolezza dell'evoluzione del suo rapporto con la natura: da fonte di sostentamento a fonte di apprendimento, ispirazione e meraviglia. Ho vissuto con lui scoperte grandiose, ricavate da minuziose osservazioni del microcosmo del suo bosco/giardino/orto, attraverso le stagioni, i cicli, le condizioni avverse e le giornate soleggiate. Un microcosmo ricco di così tante varietà vegetali ed animali che non saprei elencarle, ma che lui conosce in modo così approfondito che, descrivendolo scherzosamente, lo definisco “l'uomo che chiama ogni filo d'erba per nome”. Condividiamo da tanti anni il suo magnifico microcosmo: lui per i suoi esperimenti ed io per innumerevoli terapie accolte con gioia dai miei pazienti, il cui setting si è agghindato di colori e profumi, a contatto con la terra, i fiori, gli alberi ed i loro abitanti. Solo ultimamente però mio padre mi ha “confessato”, quasi con stupore, che il suo amore e l'enorme rispetto per la natura hanno assunto un ruolo così rilevante nella sua vita, da essere “quasi religione”. Un giorno gli ho chiesto quale fosse il suo albero preferito: mi ha risposto “il ciliegio, perché è un albero allegro, curioso e soddisfa i desideri!”. Nessuna esitazione in questa risposta, offerta con l'immediatezza e la semplicità dei bambini che giocano. Ho trovato tanto di mio padre in quel ciliegio! Ho imparato che la spiritualità raccontata nei libri o per sentito dire non mi sarebbe mai bastata. Ho avuto bisogno di dare forma a mio modo, come prima di me hanno fatto i miei genitori a questo aspetto della vita che ne profuma ogni istante ed è forse grazie al loro esempio che ho scelto di approfondire l'arte dei discorsi metaforici, simbolici, all'interno del bosco, di per sé tanto suggestivo, sintetizzandoli in un percorso terapeutico. Il bosco è un'entità vivente estremamente complessa, i cui elementi sono in equilibrio dinamico fra loro. Ciascuno di questi elementi può risuonare in noi, in un processo di identificazione, apprendimento e trasformazione che non hanno mai fine, perché anche il nostro equilibrio è dinamico, in costante evoluzione. Riconoscersi in un albero che è sopravvissuto alle intemperie della vita, o in una cascata, che sceglie di far fluire tutto ciò che non serve con vivacità e allegria, o in una pietra, stabile e solenne, ci aiuta a raccontare a noi e agli altri la nostra storia. Le persone anziane hanno tante storie da raccontare a se stesse e agli altri: a se stesse, perché spesso i sacrifici, il dolore e la fatica, così come lo sguardo fanciullesco e meravigliato che si posa sulla vita sono dati per scontati e non valorizzati come strumenti di realizzazione personale e di crescita; agli altri perché in loro ci rispecchiamo, nel racconto ci sentiamo coinvolti e la condivisione unisce. Nel bosco è facile, perché ricco di immagini archetipiche che, in modo più o meno inconscio, ci richiama all'introspezione e al riconoscimento di noi stessi. E se questo ci portasse, piano piano, a cogliere aspetti diversi, oppure ad avere una considerazione più complessa, colorata e profumata della vita che abbiamo vissuto?
Nel format di PLV l’ultima è sempre una domanda personale. Il suo percorso verso l’anima s’inoltra nella foresta. I benefici di salute che i dati scientifici della ricerca sopramenzionata hanno confermato sono arricchiti dai giovamenti psicologici e di salute mentale rilevati dalle vostre escursioni per selezionare le Stazioni di terapia forestale per il CAI. Su quali tracce intende muoversi nei prossimi mesi (COVID 19 permettendo) e ci saranno nuove ricerche e nuovi traguardi ? Certamente gli approfondimenti e le ricerche non mancheranno. Siamo in costante riflessione per migliorare ciò che proponiamo e cercheremo di procedere con questo atteggiamento. Cercheremo nuovi boschi e in ciascuno di essi, come sempre, il nostro protocollo si adatterà, per valorizzare sia ciò che incontreremo che la sensibilità di chi con noi parteciperà a questo incontro. Tuttavia, in modo coerente con quanto detto fino ad ora, il nostro primo obiettivo è la condivisione: desideriamo divulgare gli esiti delle nostre ricerche ed esperienze, sostenere la formazione dei professionisti che vogliono addentrarsi in questo nostro sentiero, al punto da perdersi, rispetto ai “soliti” riferimenti, per accompagnare con sicurezza altri viaggiatori in questa avventura. Ho sempre sostenuto che il miglior modo per ritrovare se stessi è perdersi nel bosco. L'aspetto della formazione è davvero molto importante se si decide di praticare la Terapia Forestale, che è una terapia a tutti gli effetti e che non ha nulla a che fare con una semplice passeggiata tra gli alberi. Credo sia molto importante, richiamare le persone ad un senso di responsabilità nei confronti di chi si affida alla nostra guida e anche nei confronti del bosco, che non è un business, ma un luogo sacro. Riteniamo sia giunto il tempo, come già avviene in Giappone, di considerare la Terapia Forestale, una pratica sanitaria, che possa essere riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale e prescritta dai medici di base e dagli psicoterapeuti. Mi consenta una provocazione sul COVID 19, che lei ha citato, che sta conducendo molti di noi all'isolamento, in preda all'ansia e alla disperazione. Queste emozioni riducono l'attività del nostro sistema immunitario. La Terapia Forestale ha l'effetto opposto, consente il distanziamento di sicurezza ed è a disposizione di tutti.
Bibliografia 1. C. G. Jung. La realtà dell'anima. Bollati Boringhieri 1963 2. Kabat-Zinn. Vivere momento per momento. Corbaccio 1990 3. M. H. Erickson. La mia voce ti accompagnerà. Astrolabio Ubaldini 1983C. G. Jung. Psicologia e alchimia. Bollati Boringhieri 2006 4. A. Bandura, A.C. Huston. Identification as a process of incidental learning. Journal of Abnormal and Social Psychology. 1961N 5. isbet, E.K.; Zelenski, J.M.; Murphy, S.A. Happiness is in our nature: Exploring nature relatedness as a contributor to subjective well-being. J. Happiness Stud. 2011, 12, 303–322. 6. Lara S. Franco et Al. 2017. A Review of the Benefits of Nature Experiences: More Than Meets the Eye. International Journal of Environmental Research and Public Health. 7. T. Firrone. Dall'albero cosmico all'albero casa. Viaggio nel mondo di una straordinaria creatura. Aracne Editrice 2011. 8. M. A. Gorzelak, A. K. Asay, B. J. Pickles, S. W. Simard. Inter-plant communication through mycorrhizal networks mediates complex adaptive behaviour in plant communities. 2015.
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Note
1)Sara Nardini VERSO L'ANIMA MANUALE DI EQUIPAGGIAMENTO PER VIAGGIATORI SPIRITUALI Anima Edizioni
(2)Qing Li SHINRIN -YOKU IMMERGERSI NEI BOSCHI
Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo Editore Rizzoli