Salute, Benessere, Scelte individuali

Il bisogno d'aiuto

 

Quando ci si convince che esiste un bisogno d’aiuto di carattere tutelare o assistenziale occorre:

  • Cercare i luoghi ove poter ricevere le risposte;
  • Cercare di capire quale forma d’aiuto necessita, almeno per formulare una prima domanda;
  • Quali risorse si hanno a disposizione in proprio, per poter eventualmente scegliere tra più offerte.

L’aiuto ha forme, intensità diverse, in relazione al bisogno. Può essere richiesto per un progressivo peggioramento della situazione, per un evento improvviso sanitario o per essere venuto a mancare l’eventuale sostegno di un congiunto. Ai bisogni dell’anziano si sommano spesso i bisogni di quel congiunto, spesso donna, che l’ha assistito sino a quel momento, bisogni che possono essere di natura sanitaria, ma anche psicologici o relazionali: stress e fatica non più tollerabili, difficoltà nelle relazioni anche all’interno della coppia, isolamento dal mondo esterno, rischio di perdere o dover rinunciare al lavoro.

Il primo problema riguarda il desiderio dell’anziano. Ciascuna persona desidera rimanere sino all’ultimo nella propria abitazione. Questo è anche l’obiettivo che si pone o si dovrebbe porre un servizio pubblico. Oggi l’organizzazione di una risposta assistenziale, in grado di consentirlo, è sufficientemente sperimentata e collaudata.

Parliamo di desiderio dell’anziano, perchè spesso la volontà manifestata è suggerita dal non volersi sentire di peso alla famiglia, nel non voler creare problemi, anche se la permanenza nella propria casa sarebbe comunque possibile, anche se complessa.

Se vi sono familiari, la loro volontà assume un peso anche dominante, a volte per non conoscenza delle opportunità esistenti.

La  scelta - mantenere il più a lungo possibile l’anziano nella propria abitazione o per ragioni, che non si vuole sindacare, propendere per una soluzione residenziale assistita- governerà i passi successivi. Contrariamente a quanto si è portati a credere, l’inserimento del vecchio congiunto in una struttura residenziale è spesso fonte di sensi di colpa e depressioni.

Cercando un aiuto, sul piano operativo, le due alternative iniziali sono tra servizio pubblico o servizio privato o un mix dei due.

Un primo accesso al servizio pubblico permette di conoscere le diverse offerte presenti, dall’intervento a domicilio con un operatore d’assistenza o una prestazione (spesa, pranzo confezionato, servizio lavanderia ed altro), alla frequenza di servizi diurni -come i Centri sociali o centri assistenziali o Centri per persone con demenze senili- al ricovero temporaneo in una struttura residenziale sino al ricovero a tempo indeterminato, salvo possibile recupero d’autonomia.

Per l’anziano solo, non in possesso delle necessarie conoscenze, in difficoltà a muoversi, è quasi indispensabile un colloquio con il servizio sociale di quartiere, tramite una prima richiesta allo sportello sociale o al punto unico d’accesso, conformemente all’organizzazione territoriale. Si può ritenere che ancora per la stragrande maggioranza delle persone, in particolare se vecchie, la prima persona a cui chiedere è il medico di famiglia o recarsi presso la sede del quartiere. La conoscenza dell’esistenza- ammesso che ci sia-di sportelli sociali o Punti unici d’accesso- può non esserci.

Il famigliare, che si attiva per cercare una soluzione, può, a priori, scegliere di ricorrere ad un’assistenza privata, oppure rivolgersi al servizio pubblico.

Negli ultimi anni si è diffuso, per i casi più gravi e richiedenti un’assistenza continua, la richiesta di un assistente familiare, più conosciuta come badante, che è ospitata in casa e, salvo i periodi di ferie e riposo previsti dal contratto nazionale, presta la sua opera giorno e notte.

Nella ricerca di un aiuto, pubblico o privato o individuale come l’assistente familiare le informazioni da assumere sin dall’inizio sono tre:

  • chi sono le persone che intervengono;
  • come è organizzato il servizio;
  • i costi.

Mentre dell’organizzazione dei servizi, pubblici e privati che siano, e dei costi, si possono avere dati certi solo al momento della scelta a favore di un’offerta, per gli operatori esistono requisiti generali che bisogna conoscere subito, anche per poter valutare serietà e capacità dell’ente gestore.

La validità, efficacia e affidabilità dei servizi alla persona sono date quasi totalmente dalla qualità degli operatori. Si può dire che. se in un servizio, il personale rappresenta per il gestore oltre l’80 per cento dei costi complessivi, questa percentuale è riportabile sul ruolo che, gli stessi addetti, ricoprono nel definirne l’efficacia.

Se poi il servizio è a domicilio, dove pur con le alternanze per turni e assenze varie, il rapporto s’instaura tra due persone, l’anziano e l’operatore, l’importanza dell’adeguatezza di quest’ultimo, risulta essenziale e totale.

Saranno in successivi capitoli di questa Guida  presi in esame tutti i diversi servizi, compreso quello dell’assistente familiare e si proporranno suggerimenti e consigli per operare le migliori scelte.

Sono due diverse situazioni che si presentano. E’ l’anziano stesso che si accorge che in determinati momenti o per alcune attività non riesce più ad avere le stesse forze o gli stessi risultati nelle sue azioni.

Non si parla dell’informazione generale che ognuno di noi sarebbe bene assumesse  e che rientra in una conoscenza e cultura  personale anche se finalizzata alla propria

 salute e allo star bene.

Vi è un diritto specifico ad essere informato dai professionisti coinvolti sul proprio stato di salute, sulle diagnosi e sulle terapie e su ogni altra attività che riguarda noi,

il nostro corpo e la nostra vita, presente e futura. Analogo diritto si ha nei confronti degli operatori sociali, dagli operatori socio sanitari, alle assistenti sociali e agli

impiegati amministrativi pubblici che  per obbligo professionale sono tenuti alla massima riservatezza.

Questa informazione, oltre che precisa e puntuale deve  avvenire nel modo corretto e  nel rispetto della propria privacy.

Il diritto ad essere informato è indissolubile da quello sulla partecipazione alle definizioni che riguardano sia i programmi di cura sanitaria che di sostegno sociale.

In altri termini informazione, ascolto e titolarità della decisione finale sono strettamente legati.

Ognuno di questi diritti si può esprimere in diversi modi, anche con decisioni unilaterali della persona di scegliere altri interlocutori.

 

Informazione, partecipazione e decisione

 

Cosa fare Cosa serve

Farsi spiegare esattamente la proposta

d’intervento sociale, la diagnosi e

la terapia, anche per iscritto con testo leggibile

Avere la proposta di Piano assistenziale individuale;

essere in possesso dei propri referti diagnostici,

del Piano terapeutico e di ogni altro documento

sia definito sulla nostra persona

Se non ci si  sente sicuri farsi accompagnare

da un familiare: può essere

di aiuto oltre che  di sostegno

Si deve esprimere al professionista il proprio consenso

ad essere accompagnati

Essere curato in relazione alle patologie

manifestate, anche se multiple,

e non all’ età anagrafica;

evitare qualsiasi medico che,

in ragione dell’età, dice che non vi

sono rimedi

Chiedere al Servizio pubblico se è possibile

la scelta nominativa dello specialista

 Mentre si è in sala d’attesa per un colloquio

o un esame , si deve essere

chiamati solo per nome

o per numero di lista d'attesa

 

E' necessario restare nei pressi  della porta di accesso all'incontro, per rispondere

sollecitamente

Essere informato oralmente sulle diagnosi,

le terapie e gli interventi,

quando è richiesto  un consenso firmato 

Chiedere prima di firmare il consenso di avere

il documento a disposizione per leggerlo

o farcelo leggere da persona di fiducia

Se si ha timore o non ci si sente

in condizione di esprimersi con chiarezza,

fare ricorso ad una persona di fiducia,

anche scelta ufficialmente

– amministratore di sostegno -

che si renda tramite della nostra volontà

nei confronti del professionista

 
 

Sono diversi  i meccanismi psicologici che  contraddicono un nostro evidente interesse a tutelare la nostra salute.

Molti però contribuiscono a farci peggiorare o, in ogni caso, a non sfruttare a fondo  gli aiuti e le compensazioni che oggi sono disponibili nel settore.

A volte è pigrizia o vanità, o trascuratezza e molto spesso anche paura o ipocondria. Qualunque sia l’origine siamo i primi ad essere danneggiati e  le conseguenze ricadono, in secondo luogo, sui nostri familiari e poi su quel servizio sanitario pubblico che, con  le loro tasse, i cittadini contribuiscono a  far funzionare.

Se si è  vecchi e o disabili, i comportamenti corretti non sono solo consigliati, ma necessari:disattenderli diventa doppiamente pernicioso e pericoloso.

La cura personale

Cosa fare Cosa serve
Fare periodicamente controlli visivi, auditivi e odontoiatrici Fare prenotazioni in anticipo perchè spesso le liste d'attesa sono lunghe
Curarsi i piedi perché sono essenziali per  le attività quotidiane Rivolgersi a professionisti qualificati. Sono pratiche che richiedono precauzioni igieniche, strumenti sterilizzati e spazi idonei
Portare sempre le protesi che sono prescritte (occhiali, dentiere, plantari) Che siano idonei altrimenti sono da  cambiare
Piccoli disturbi o inconvenienti ( incontinenza, gonfiori, stanchezza) vanno immediatamente riferiti al medico per essere curati Visite specialistiche e esami diagnostici vanno eseguiti su prescrizione del Medico di famiglia e non per suggerimenti amicali
Se si ha l’opportunità, ricorrere a massaggi e bagni rilassanti; non hanno effetti  curativi ma fanno star meglio Cercare i professionisti o i servizi  idonei

Imparare quei piccoli movimenti di riattivazione che conservano le mobilità delle mani e degli arti

Primo interlocutore il medico di famiglia

Il rapporto con il Servizio sanitario pubblico e con il Sistema dei servizi sociali locali dovrebbe essere guidato da due principi complementari e integrati. Il primo principio è soggettivo. Ognuno di noi ha diritto alla difesa del proprio benessere psicofisico in quanto l’art. 32 della Costituzione Italiana, nel sancire la tutela della salute come ”diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, di fatto obbliga lo Stato a promuovere iniziative e a adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute. Il benessere psico-fisico e sociale costituisce un diritto fondamentale per l’uomo e un interesse della collettività per lo sviluppo e la crescita della società civile.

Questa nel linguaggio giuridico è una norma sia programmatoria che precettiva e in quanto tale riconosce al cittadino di poter esigere questo diritto.

Il secondo principio rimane sempre più in ombra in una società che pare vivere di diritti e mai di doveri.

La tutela della nostra salute è affidata anche ai nostri comportamenti, ai nostri stili di vita e alle nostre abitudini. Siamo i primi tutori del nostro benessere, con un corollario in più. Avendo la possibilità di esigere la tutela della salute, dovremmo sentirci coinvolti nel dovere di non sprecare risorse pubbliche, in questo caso sanitarie, perché le conseguenze di ciascun nostro spreco, ricadono sugli altri cittadini, esattamente come i danni dell’evasione fiscale.

La rivendicazione del nostro diritto alla salute, parallelamente alla nostra dignità e identità, si difende anche nei rapporti che s’instaurano con i diversi professionisti dei servizi sociali e sanitari.

Spesso alla fragilità della condizione anziana o di disabilità temporanea o permanente si somma la vulnerabilità psicologica di quando si è malati o timorosi di diagnosi infauste. Abbiamo il diritto che di tutto questo si tenga conto in ogni relazione con il professionista o in ogni permanenza all’interno di servizi pubblici sociosanitari.

Il diritto alla salute si esercita in tanti modi:

  1. con comportamenti virtuosi personali che devono essere sostenuti e promossi dal sistema sociale e pubblico;
  2. con un sistema di prevenzione della salute e del benessere autonomo e personale, ma anche pubblico e istituzionale e a tal proposito sono stati suggeriti percorsi, attività e opportunità;
  3.  con un sistema di relazioni e di organizzazione di servizi che facciano del rispetto e della salvaguardia della dignità e identità della persona il principio cardine;
  4.  con la promozione di un sistema che adotti il diritto all’informazione e alla partecipazione del cittadino singolo o associato alla definizione dei propri e piani di salute e di quelli generali.

In conclusione, riprendendo poi per ogni singolo servizio sociale o sanitario o attività che presenteremo specifiche indicazioni per  conoscerle fruirne al meglio, riassumiamo in questo capitolo alcuni suggerimenti di carattere generale.

 

Conoscenza ed informazione sono i capisaldi della società odierna. Si possono scegliere poi le diverse opzioni, ma è consigliato assumere tutte le informazioni necessarie.

Le informazioni possono essere di cultura generale in tema di salute e benessere, di pratiche mediche e medicine complementari. Potrebbero essere occasione di una formazione permanente i cui vantaggi sono noti.

Da queste conoscenze discendono le scelte individuali per la promozione e la salvaguardia della salute, ma anche per la cura stessa.

Ci sono poi informazioni da cercare sul funzionamento dei servizi sanitari, pubblici in primo luogo, comprendendo anche convenzioni e rapporti con il sistema privato.

Ancora sono necessarie conoscenze certe su buoni stili di vita: educazione alimentare, educazione sanitaria, corretto uso dei farmaci.

Le informazioni possono infine essere molto specifiche se legate alle personali condizioni di salute ed hanno un percorso interno ai professionisti e agli operatori della salute, siano essi pubblici che privati.

La pratica medica “ufficiale”odierna non si sottrae ad un’interazione con pratiche di altre culture e civiltà. La medicina cinese e la fitoterapia sono riconosciute, con la tanto discussa omeopatia, da un Servizio Sanitario Regionale, quello toscano, con ricadute anche sulle modalità gestionali dello stesso.

Agopuntura, massaggi ed attività motorie e molte delle pratiche di salvaguardia della salute in vecchiaia, illustrati già in questa Guida, rientrano in questa multiculturalità.

Solo dieci anni fa il movimento sembrava una terapia sanitaria a cui dover accedere con certificazione medica. Oggi il movimento è la base, come una dieta sana, della vita quotidiana.

L’assunzione di informazioni, come in ogni campo della vita umana, ha regole precise:

·      Consultare testi o prendere informazioni da enti e siti ufficiali e/o da associazioni, persone, esperti conosciuti e fidati;

·      Qualsiasi pratica che riguarda la propria salute, per prevenzione e cura, deve essere concordata con il medico di famiglia;

·      Le informazioni sul funzionamento dei servizi pubblici si assumono agli sportelli appositamente creati

·      Le informazioni sui servizi forniti dai privati si assumono direttamente alla fonte

 

Informazione ed educazione sociale e sanitaria

 

Cosa cercare

Dove cercare

Storia dei servizi sociali e sanitari pubblici

Biblioteche/ conferenze/ associazioni di settore

Internet

Le diverse pratiche e culture mediche:

la medicina ufficiale, la medicina cinese, l’omeopatia ed altre

Libri, internet, conferenze

Il funzionamento dei servizi pubblici

o      Sportelli sociali o sportelli unici d’accesso

o      Ufficio pubbliche relazioni (URP) delle ASL e dei Comuni

o      Carta/guida dei servizi (libro cartaceo)

 

L’accesso a servizi privati, sociali e sanitari

·      Visitare il servizio

·      Accertarsi dei rapporti con i servizi pubblici (convenzioni)

·      Accertarsi della presenza di tutte le certificazioni di autorizzazione al funzionamento

·      Informarsi sulle modalità delle prestazioni

·      Informarsi sui costi delle prestazioni

 

Informazioni ed educazione sanitaria

·      Primo interlocutore il medico di famiglia o MMG

·      Presso il medico sono reperibili opuscoli e messaggi dei servizi sanitari pubblici

·      Cercare opuscoli libri e altre pubblicazioni in materia sul tema scelto

·      Presso le farmacie sono in distribuzione opuscoli sul corretto uso dei farmaci

·      Frequentare conferenze ed incontri promossi da enti pubblici, Università della terza età, sindacati

 

Informazioni e conoscenze sulla propria salute

·      Primo interlocutore il medico di famiglia

·      Al medico si chiedono spiegazioni su diagnosi e terapie e possibili ulteriori accertamenti

·      Al medico si chiedono informazioni sulla medicina complementare

·      Non assumere farmaci e/o adottare pratiche consigliati da amici o conoscenti

 

Il primo interlocutore d’ogni persona è il medico di famiglia o medico di medicina generale (MMG).

In questo rapporto principio fondamentale è la relazione di fiducia reciproca e di empatia che si instaura tra medico e paziente, che ha la garanzia e il diritto alla libera scelta. In altri termini, se riteniamo il medico non rispondente alle nostre attese o valutazioni o anche semplicemente non siamo in grado di instaurare un rapporto e una relazione empatica con lui, possiamo scegliere un altro professionista, formalmente senza dover dare spiegazioni, ma, sulla base del rapporto che si era instaurato precedentemente, anche comunicandogli le motivazioni

A volte però dobbiamo scegliere un nuovo medico perché cambiamo residenza, perché il nostro medico cambia attività o va in pensione.

In ognuno di questi casi, sia per scelta nostra o imposta dalle circostanze occorre agire sia sul piano amministrativo che sulle opzioni individuali.

Nel primo caso occorre andare alla SAUB (Struttura amministrativa Unificata di Base) e consultare gli elenchi dei medici che non hanno superato il numero di pazienti(1500) previsti dalle norme e dalle eventuali deroghe dell’Ente, per il secondo aspetto è necessario interrogarsi su cosa si preferisce o si cerca.

Il medico di famiglia 

La scelta del medico Cosa fare
Informarsi quali sono i medici che possono accogliere nuovi pazienti Consultare elenco SAUB
Chiedersi se si preferisce un medico uomo o donna Selezionare nell’elenco SAUB
Identificare i medici più vicini alla propria abitazione Selezionare nell’elenco SAUB

Verificare

 

  1. l’accessibilità dell’ambulatorio in termini d’assenza di barriere architettoniche, ambienti confortevoli, presenza di servizi igienici adeguati
  2. la presenza di computer e tecnologie idonee, cartelle informatizzate
  3. la presenza di una collaboratrice di studio e anche di un’infermiera, anche se in ore determinate
  4. se gli orari di visita sono compatibili con le proprie attività e disponibilità (fasce orarie, ricevimento per appuntamento o ad accesso libero o misto)
Visitare l’ambulatorio

Verificare

  1. le modalità con cui si possono avere ricette ripetitive per malattie croniche
  2. le modalità per la certificazione di malattia
  3. le modalità di rintracciabilità fuori dell’orario d’ambulatorio per urgenze
  4. le possibilità di avere estratto della propria scheda sanitaria sia per  visite specialistiche, sia nel caso di scelta di un  nuovo medico
Chiedere alla collaboratrice di studio
Chiedere un appuntamento per conoscere il medico di persona  

E’ banale dirlo, ma il primo passo per la salute è sapere “guadagnar salute”, poi saper prevenire le patologie più frequenti o per le quali c’è una famigliarità ed, infine, se si ha la sfortuna di ammalarsi avere la possibilità, capacità e a volte anche un po’ di fortuna per potersi e sapersi curare bene.

Gli italiani, sempre impegnati a dir male di tutto ciò che esiste nel proprio paese e a dimostrare intolleranza per tutti gli altri, ad eccezione per se stessi, non sembrano cogliere appieno, nella stragrande maggioranza, la sicurezza data dell’esistenza di un Servizio sanitario nazionale, pur con i difetti, gli sprechi, gli errori. Nessuno si lamenta se andando a pagamento da un professionista sembra spesso di essere in un “visitificio”.

Se si attende in una sala d’aspetto pubblica è occasione per tutti gli improperi di questo mondo a cui si associa tutta la gente presente. Nessuno, nemmeno le “benemerite " associazioni di consumatori o altre analoghe ricordano che, dove i dati sono disponibili, anche nelle Regioni più avanzate, dal 20 al 30% dei prenotati nel pubblico non si presenta alle visite o agli esami, senza avvisare, contribuendo pure loro ad aumentare le liste di attesa. Accanto ai diritti i doveri! Avuto questo a mente è giusto saper/poter rilevare mancanze se non abusi ed errori professionali.

Il carattere universalistico del Sistema sanitario italiano garantisce a tutti i cittadini, qualunque sia la loro condizione, età e residenza di avere gli stessi diritti e di poterli pretendere (esigibilità).


Il Servizio sanitario vive una grave crisi economica, sia per l’aumento di domanda, a volte impropria, specie nel consumo di farmaci, ma anche per la crescita delle persone con oltre 75 anni più bisognosi di cure. Di sfondo c’è un Sistema sanitario che nei quasi trentatre anni di vita (Legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale") è cambiato molto nell’ingegneria istituzionale, nel rapporto con gli Enti locali e con il territorio, nell’innovazione tecnologica, ma stenta ancor oggi, malgrado vi siano i presupposti sia teorici che organizzativi, a costruire un rapporto diverso con la persona. Sintomo, anche banale , ma significativo, di questa ricerca incompiuta, le varie “mode” lessicali, in cui dal paziente anonimo e inascoltato ci si è rifugiati nell’onda manageriale di alcune scuole, nel termine “cliente” non cogliendo quasi la beffa di chi, di fronte ad un medico è tutt’altro che una persona in condizione di scegliere, di abbandonare il letto d’ospedale o il tavolo operatorio o di fruire di una concorrenza, quando questa è a pagamento. In questa salita ancor accidentata si sono ottenuti buoni risultati, anche se, come sempre sparsi sul territorio nazionale,non riescono a fare scuola.
I dipartimenti di cure primarie, i distretti territoriali, alcune procedure integrate sociosanitarie in primis verso gli anziani e i disabili sono realtà conosciute. I traguardi si spostano più avanti. Per l’area delle vecchiaia e della non autosufficienza, di giovani e meno giovani il tema dell’integrazione sociosanitaria, dei presidi territoriali e della cura a domicilio diventano non solo concetti e strumenti inderogabili per la cura della persona, ma anche per misurarsi con un corretto utilizzo delle risorse.

Alla base della difesa della salute ci sono l’informazione, l’educazione sanitaria e la conoscenza del funzionamento e un corretto rapporto con il servizio sanitario.