Era il titolo che Ivo Cilesi aveva scelto per partecipare alla Maratona NO STOP 50 SFUMATURE DI… CURA ideata dal genio di Giorgio Pavan, nel gruppo “LIBERACI DA OGNI CONTENZIONE” di cui ero il coordinatore.
È accaduto solamente a settembre dello scorso anno all’Alzheimer Fest a Treviso, sembra un’altra epoca. Si, il vento ha davvero cambiato direzione portandoci dalla “quasi” spensieratezza responsabile di quei giorni di festa velocemente all’ansia dei giorni nostri.
Con la scomparsa, prematura in tutti i sensi, di Ivo in questa catastrofe di cui non si vede all’orizzonte una parvenza di finale, abbiamo perso un punto di riferimento del nostro comune impegno verso i fragili. Con la terapia della bambola e quella del viaggio Ivo, il gigante buono, conduceva le Persone con demenza in un arcaico e rassicurante altrove.
L’ho conosciuto partecipando qualche anno fa a Trieste al suo corso di Doll Therapy. Pensavo: ma di cosa parlerà mattina e pomeriggio? Sarà una noia mortale! E invece no: giornata intensa, appassionata, empatica, ricca di calore umano nonché di spunti, di domande e risposte aderenti alla realtà vissuta, di riflessioni originali e stimolanti, un lungo dibattito aperto tra lui e noi del pubblico.
Ho la sensazione che con l’attuale esperienza di confinamento in casa noi del gruppetto di “LIBERACI DA OGNI CONTENZIONE” abbiamo compreso in modo più intimo il significato del tema di cui dovevamo discutere, almeno della contenzione ambientale. La stiamo vivendo sulla nostra pelle, anche se col privilegio di essere sani. Nel mio caso, lo confesso, sto sperimentando in qualche modo anche un accenno a contenzione farmacologica: sono costretto a prendere qualche goccia di bromazepam per dormire più sereno la notte!
Ivo è morto di coronavirus lavorando e girando instancabile nelle residenze per anziani in Italia. Noi tutti, ma solo dopo, ci siamo accorti che in alcune di quelle strutture è avvenuta una strage degli innocenti non del tutto giustificabile dal fatto che sono abitate da soggetti anziani e vulnerabili. Su quanto accaduto si dovrà pronunciare la magistratura per ripristinare una qualche verità. Al momento il giudizio è sospeso tra comprovata iniziale inesperienza (di tutti noi) e conoscenza colpevolmente approssimativa, tra gestione del caos parzialmente legittima e irresponsabilità. Quest’ultimo aspetto può diventare significativo nel caso corrisponda al vero che Persone “guarite” dalla fase acuta (ma altamente infettanti!) siano stati mandate a svernare in RSA per alleviare il pesante carico sugli ospedali in quei momenti di obiettiva difficoltà.
Nei giorni scorsi c’è stata la giornata dedicata a Dante: e così, dopo il breve ricordo di un caro collega e la dovuta premessa, ho deciso di dedicare questo articolo ai TRADITORI DEGLI OSPITI, a quei professionisti della salute, della società, della politica che non hanno rispettato gli ospiti nelle residenze per anziani.
Mi auguro che siano in pochi e che ce ne saranno sempre di meno. Non mi illudo che si arrivi alla perfezione, impossibile, inesistente in questo complicato territorio della salute.
Il canto trentatreesimo dell'Inferno di Dante Alighieri si svolge nel nono cerchio, nei gelidi ghiacci della Tolomea, dove sono puniti rispettivamente i traditori della patria e del partito e i traditori degli ospiti. Tra questi, frate Alberigo Manfredi (assassino di due familiari ospiti) e Branca Doria, assassino del suocero Michele Zanche.
Branca Doria, della potente famiglia genovese Doria, sposandone la figlia e diventando genero di Michele Zanche, governatore di Logudoro in Sardegna, intendeva usurparne a sua volta la carica. Che combinò? Lo fece uccidere a tradimento durante un banchetto nella sua tenuta della Nurra e ne fece tagliare a pezzi il cadavere. Michele Zanche non doveva essere proprio uno stinco di santo, visto che l’Alighieri trovò un posto pure per lui, piazzandolo nella bolgia dei barattieri, che se ne stanno a bagno nella pece bollente.
Ma c’è un altro dettaglio peculiare: Dante ha scaraventato nell’inferno Branca Doria quando era ancora in vita! Ed è per questo motivo che Virgilio appare perplesso. “Ma come? Non è possibile! Branca Doria è vivo e vegeto!” E infatti ribatte:
“Io credo” diss’io lui” che tu m’inganni;
ché Branca Doria non morì unquanche,
e mangia e bee e dorme e veste panni”
C’è una spiegazione: nel momento stesso in cui Branca Doria aveva compiuto il suo peccato, la sua anima era precipitata nell’inferno mentre il suo corpo aveva continuato la sua esistenza posseduto da uno spirito malevolo, tipico di questi traditori.
È comprensibile che Branca Doria non avesse preso affatto bene il fatto… e quando Dante venne a Genova fu malamente pestato per la strada dai suoi sgherri!
Ecco una piccola parte del canto trentatreesimo. In tanti di noi vecchietti lo rammentiamo o almeno ne ricordiamo il furioso incipit e alcuni passi:
La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a' capelli
del capo ch'elli avea di retro guasto.
Poi cominciò: «Tu vuo' ch'io rinovelli
disperato dolor che 'l cor mi preme
già pur pensando, pria ch'io ne favelli.
Ma se le mie parole esser dien seme
che frutti infamia al traditor ch'i' rodo,
parlar e lagrimar vedrai insieme.
…….
Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove 'l sì suona,
poi che i vicini a te punir son lenti,
…..
Tu 'l dei saper, se tu vien pur mo giuso:
elli è ser Branca Doria, e son più anni
poscia passati ch'el fu sì racchiuso».
«Io credo», diss' io lui, «che tu m'inganni;
ché Branca Doria non morì unquanche,
e mangia e bee e dorme e veste panni».
……..
Il ricordo di quanto accaduto nelle residenze per anziani mi riconduce alla mia esperienza di lavoro, in particolare al piccolo (per mia scelta) lavoro scientifico che ho portato a termine pochi anni fa a quasi 70 anni e che non ho voluto pubblicare su riviste scientifiche ma solamente sul sito dell’Associazione Alzheimer Udine e poi sul mio. Ne ho accennato anche in questo sito.
Il suo titolo era: Progetto di Supervisione di un campione di ospiti in istituti e centri diurni per Anziani (Progetto SA) Uno sguardo in più sull'anziano fragile in casa di riposo e in diurno.
Con l’associazione Alzheimer di Udine si era partiti col proposito di valutare i casi di Persone con demenza “sommersa”, ovvero non diagnosticata, in un diurno e in una residenza per anziani che avevano aderito dopo un incontro di informazione. Alla fine del percorso di valutazione delle 45 Persone partecipanti (la maggioranza tramite il consenso dei familiari), le cifre concordavano con quelle internazionali note (1, 2): circa il 50% delle demenze non viene diagnosticato, in particolare tra gli ospiti di residenze per anziani. I motivi sono diversi: vi concorrono ageismo, pressappochismo, fatalismo, nichilismo, non perfetta preparazione neurogerontologica e nel campo dell’indagine cognitiva, sottovalutazione di un fenomeno sociale e scientifico ritenuto “facile” o “biologicamente naturale” da tanta gente comune e persino da parecchi colleghi.
Alla fine del lavoro, però, ho cambiato il titolo in La strage delle innocenti. Motivo? Il riscontro di numerose “malattie da farmaci” sia in area neurologica che in quella internistica e di comuni malattie, persino chirurgiche, non rilevate! Al femminile? Per la preponderanza delle ospiti e del loro maggior carico di fragilità non collegabile solamente ai quasi 5 anni di sopravvivenza rispetto ai maschi.
Il Progetto aveva confermato quanto atteso, la sottovalutazione della diagnosi di demenza o comunque di declino cognitivo lieve (MCI), ribadendo che nel mondo degli anziani ospiti in residenza i “contorni”, la polipatologia, la polifarmacoterapia, la complessità, la fragilità e la cronicità necessita(va)no di atteggiamenti operativi diversi da quelli di quell’epoca (2015).
In momenti travagliati come gli attuali, tuttavia, sembrano ancora essere messi in discussione, almeno in alcune strutture, i diritti dei più deboli.
A volte il vento cambia direzione… ma non credo che ciò sia accaduto nella residenza degli anziani dove ho svolto il grosso della mia ricerca. Il collega è rimasto a lavorare in quella struttura e ritengo che ancora sia lì … “e mangia e bee e dorme e veste panni”.
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Note
1. Amalia Cecilia Bruni et al. Il demone nella mente di mio marito. PSICOGERIATRIA 2017; 1: 29-37
2. Amanda Connolly et al. Underdiagnosis of dementia in primary care: Variations in the observed prevalence and comparisons to the expected prevalence. Journal Aging & Mental Health. Volume 15, 2011 - Issue 8
Chi lo desidera può leggere LA STRAGE DELLE INNOCENTI ed altro sul tema (Progetto Ciabatte Rosse, ecc.) sul sito www.ferdinandosciavo.it e su www.perlungavita.it.