È una lettera aperta ai cittadini e rivolta anche ai miei colleghi di lavoro di ogni ordine e grado* coinvolti nel vasto campo della Salute delle persone anziane.
*Intendo, a scanso di equivoci: medici, farmacisti, infermieri professionali, psicologi, fisioterapisti, logoterapisti, assistenti sociali, animatori, educatori e OSS.
L’appello in origine riguardava il mondo biologico e sociale degli anziani, la fragilità, la complessità, le demenze, i parkinsonismi, la medicina di genere e le “malattie da farmaci”, alla giusta distanza dalla pesante zavorra dei pregiudizi, della facile banalizzazione e dei luoghi comuni. Ma settembre é il mese dedicato alle demenze – questo numero di perlungavita è dedicato al tema – e pertanto lo scritto si rivolgerà esclusivamente a queste tematiche variegate che invadono con il loro carico doloroso il corso della vita al suo epilogo. A volte anche prima.
Nell’ultimo numero del Giornale della Previdenza dei medici e degli odontoiatri nazionale compare questo risultato di un sondaggio in cui risulta che i colleghi medici di famiglia hanno ricevuto un pieno di fiducia nell’ordine del 77,5 per cento.
Ci sarebbe da discutere tirando in campo diversi altri sondaggi sul rapporto bidirezionale medici-pazienti che sono stati effettuati da Altroconsumo nel 2019 e Altroconsumo nel 2017.
Il risultato, accolto con parole di consenso, seppure appartenga a un ruolo in cui si dovrebbe tendere alla “quasi perfezione” poiché è un ballo la vita, mi ha trasmesso numerosi dubbi, sinceri, personali e profondi: mi sono chiesto se, occupandomi in prevalenza di fragilità, demenze e parkinsonismi, io sia diventato un malevolo prevenuto a causa dei tanti episodi di malasanità o di scarsa attenzione a cui ho assistito, se mi sia montato la testa assumendo il ruolo di Santo Salvatore della pelle altrui, se abbia subìto una deviazione mentale possedendo una visione distorta della realtà sanitaria semplicemente perché oramai incontro soprattutto storie complesse che (forse! non essendo io un esperto di sondaggi e statistiche!) rappresentano le vittime, appunto, di quel 22,5 per cento di medici di famiglia che per qualche ragione non riceve la fiducia dei cittadini.
Da qualche parte in questo sito avevo scritto che mi erano giunti messaggi inquietanti in questi anni recenti pre-Covid, messaggi che riguardano i medici (e, direi, meno spesso gli altri professionisti della Salute elencati sopra) circa l’utilità di organizzare eventi formativi sul tema dell’invecchiamento della popolazione, della fragilità, delle “malattie da farmaci”, della medicina di genere e, infine, del terrirorio complesso delle demenze e dei parkinsonismi.
Mi ha molto allarmato l’assenza dei medici (dell’organico di residenze per anziani e non) agli eventi informativi organizzati persino nel loro stesso luogo di lavoro o nella città di residenza. Credo e temo, per esperienza, che per loro “le cose che non si sanno sugli anziani e sulle demenze non esistono”: per tale motivo li torno ad invitare, attraverso voi cittadini, a leggere con umiltà e impegno queste pagine. Segnalo, ancora, che in qualche caso il disinteresse dei medici di una struttura residenziale per anziani (o dei MMG afferenti del territorio) ha persino determinato la mancata organizzazione dell’evento fortemente voluto dalle altre figure professionali “che desideravano sapere”...
Oggi, quindi, desidero limitarmi al campo in continua espansione (le più recenti previsioni parlano di circa 155 milioni di persone con demenza nel 2050), già per suo conto vasto e confuso, delle demenze. Lo faccio inviando un appello ai cittadini, ai familiari di persone con demenza, ai malati stessi e, infine, ai professionisti “non-medici”, attraverso un suggerimento che può sembrare polemico e imbarazzante ma che tenta invece di essere del tutto costruttivo, almeno nelle mie intenzioni: fate domande specifiche ai medici con cui collaborate in ospedale, in casa di riposo e ovunque nel territorio, domande su alcuni temi che riguardanole demenze (e la fragilità, i parkinsonismi e tutto il resto che fa da “contorno” sanitario e sociale e di cui è necessario prendersi cura perché influiscono sul decorso).
Insomma, come può accadere in tutte le professioni, anche i medici sbagliano: diagnosi, terapia farmacologica e non, approccio, tempistica e tempo da dedicare, informazione, comunicazione.
Eppure dagli errori si impara!
Dopo questo preambolo, elenco queste 30 domande che potreste proporre ai medici di famiglia e agli specialisti vari:
1. Conoscono il significato del termine AGEISMO, ovvero il pregiudizio, il “razzismo”, basato sull’età? Applicano un comportamento di tal fatta nei riguardi dei vostri anziani?
2. Usano ancora il termine “demenza senile”, anche se in ambito scientifico tale patologia da qualche decennio non sussiste più?
3. Sanno che esistono altre demenze oltre quella di Alzheimer?
4. Sono in grado di raccontare come esordiscono – gli inizi sono spesso torbidi e variegati in molti casi - i quadri principali di demenze extra-Alzheimer, in considerazione del fatto che queste “altre demenze” iniziano ed evolvono con sintomi diversi da quelli classici amnesici per i fatti recenti?
5. Sanno che la stessa demenza di Alzheimer può presentarsi in alcuni casi in modo diverso rispetto ai classici sintomi amnesici per i fatti recenti?
6. A tal proposito, sanno che le demenze (e i parkinsonismi) possono colpire persone “giovani” e che è proprio in casi giovanili che gli esordi possono essere differenti rispetto ai classici sintomi amnesici per i fatti recenti?
Letture consigliate (Gli artioli citati e linkati anche in seguito sono tutti pubblicati su Perlungavita.it )
(a)
Sembrava mobbing. Quando le demenze arrivano in età lavorativa
(b)
La vita di Wendy Mitchell, 63 anni, con demenza giovanile: abita da sola, viaggia, attiva nella associazione "Minds and Voices".
(c)
Storie di corpi… di Lewy. Robin Williams, malato a sua insaputa…
7. Sanno eseguire e anche interpretare correttamente i test cognitivi brevi, come ad esempio MMSE (MiniMental) e test dell’orologio?
8. Sanno che questi test, soprattutto il primo, “possono mentire”? Che il MiniMental con un punteggio di 29\30 può nascondere persino un quadro serio di demenza SE quel punto perso è la copia dei pentagoni?
9. Sanno riconoscere un paziente apatico “puro”?
10. … che l’apatia è il sintomo comportamentale più frequente nelle demenze (tutte)?
11. … che può essere un sintomo di esordio (vogliamo chiamarlo elegantemente pre-clinico?) di demenza?
12. … che in genere peggiora con un trattamento farmacologico antidepressivo?
Lettura consigliata:
Una depressione che peggiora con gli antidepressivi
13. Sanno che anche la depressione può essere –
anche lei - un sintomo di esordio (vogliamo chiamarlo, appunto, pre-clinico?) di demenza o di malattia di Parkinson e di alcuni parkinsonismi?
14. Sanno che esiste anche un esordio di demenza con psicosi oppure con inattesi sintomi “vegetativi”?
15. Per contrastare certi disturbi comportamentali (agitazione, aggressività…) usano in primis gli psicofarmaci oppure tentano di interpretare e comprendere cosa li innesca a livello fisico o psichico provvedendo a limitarli inizialmente con strategie che non prevedono psicofarmaci?
16. Conoscono la temibile e mal interpretata acatisia da farmaci?
Lettura consigliata:
Una storia di ordinaria acatisia
17. … e le altre manifestazioni extrapiramidali da farmaci (parkinsonismo, distonia, sindrome della Torre di Pisa ecc.) causati dal blocco dei recettori della dopamina (effetto anti-dopaminergico)?
18. Per l’appunto, conoscono i farmaci che possono favorirle, provocarle? Anche quegli psicofarmaci con nomi persino accattivanti, come Levopraid, Mutabon Mite, Deanxit, Dominans, ecc. o quelli apparentemente innocenti come Plasil, Difmetré, ecc.?
19. Se valutano una persona con sintomi parkinsoniani, si chiedono se è veramente malattia di Parkinson o se si tratta di un Parkinsonismo, in cui spesso la terapia dopaminergica dà più eventi avversi che miglioramenti motori?
20. Conoscono il sottovalutato DELIRIUM?
21. … e la percentuale di persone affette da DELIRIUM in un qualsiasi ospedale del mondo occidentale? (Risposta: quasi il 25 %!!!)
22. … e le condizioni e i farmaci che possono scatenarlo?
23. Conoscono in particolare i farmaci anticolinergici (anti-acetilcolina = anti-memoria e tanto altro ancora!) tra cui Akineton, Artane, Tremaril ecc. potenti e oramai poco usati (ma non sempre!), nonché altri, invece, di impiego più comune come le Mine Vaganti Buscopan, Lexil, Spamomen, Laroxyl, Paroxetina ecc. (in un elenco che comprende circa 600 molecole, tutte da studiare…)?
24. Consigliano due (o anche tre!) farmaci da iniziare contemporaneamente? Hanno riflettuto sul fatto che, se uno dei due o tre provoca un effetto avverso, come faranno a capire qual è il responsabile? Li sospenderanno tutti e due o tre, anche quelli innocenti e magari utili? E il Buon Senso? E la Pazienza, ovvero cominciare con uno e qualche giorno dopo aggiungere l’altro?
25. Possiedono quella dote di curiosità clinica (intelligenza, umanità) che li porta a interrogarsi se QUELLA Persona malata che vedono per la prima volta: “è così per evoluzione naturale della malattia o per effetto di farmaci inappropriati o per altri motivi come ematoma cerebrale post-traumatico, iposodiemia, anemia, scompenso cardiaco cronico ecc.”?
Lettura consigliata:
Mummificata da una diagnosi sbagliata
26. … e, nel caso di eventi a cascata oppure evoluti in circolo vizioso, sanno ripercorrere il tragitto che li ha condotti in quello stato e porvi qualche rimedio?
27. Conoscono i farmaci che possono allungare il QT cardiaco e provocare la morte, in particolare se si tratta di persona di genere femminile?
28. Hanno idea di cosa sia la FRAGILITA’ e sanno destreggiarsi nella COMPLESSITA’ clinica della condizione geriatrica che spesso fa da contorno ad un quadro di demenza?
29. Effettuano valutazioni ripetute in pazienti anziani, controllando idratazione, alimentazione, alvo, addome, cuore, facendo una sistematica periodica REVISIONE della terapia farmacologica?
30. Si consultano con voi familiari? Ascoltano anche quelle figure professionali di prima linea anche pur ritenendolel’ultima ruota del carro? Lettura consigliata
I miei splendidi ex allievi OSS
In questo momento storico del pianeta, le vicende intrecciate di vite umane che si spengono ancora a causa del Covid, il muro costruito da convinti e violenti NO-VAX, quell’altro che si è innalzato attraverso l’eccesso di burocrazia, l’invecchiamento della popolazione congiunto alla scarsa la attenzione verso le persone vulnerabili, quasi sempre gli anziani, si annodano con difetti già presenti da tempo:
Lettura consigliata
Perché i medici non toccano più i pazienti? Riflessioni all’epoca del coronavirus e della giusta distanza
Tentiamo, tutti assieme di cominciare a “toccarci”, a costruire, ma non solo a parole! un legame di reciproco rispetto fra noi medici e i cittadini.