Il maltrattamento nei confronti degli anziani è un fenomeno complesso, non ancora sufficientemente approfondito in Italia. L’abuso degli anziani incide su vari aspetti (sociali, legali, economici ecc) ed assume forme di diverso tipo quali maltrattamento psicologico, fisico, economico e finanziario, oltre che abbandono, con conseguenze per la salute psico fisica dell’anziano. Al fine di fornire una risposta, seppur parziale, a questo fenomeno, nasce a partire dal 3 novembre 2010 il “TAM TAM - Telefono Anziani Maltrattati”, un servizio preposto alla raccolta telefonica di segnalazioni inerenti episodi di abuso e maltrattamento a danno di persone anziane.
Attivata dall’INRCA (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico operante nel settore della geriatria), l’iniziativa nasce successivamente all’evidenza emersa dai risultati del progetto di ricerca “ABUEL” (1), uno studio di prevalenza del fenomeno del maltrattamento a carico di persone anziane, coordinato a livello internazionale dal Karolinska Institute di Stoccolma e finanziato per il biennio 2008-10 dall’Agenzia Europea per la Salute Pubblica. L’indagine – cui hanno partecipato, oltre all’INRCA per l’Italia, altri sei Paesi europei: Germania, Grecia, Portogallo, Spagna, Svezia e Lituania – ha raggiunto un campione di residenti, stratificato per sesso ed età, di circa 4.500 soggetti in totale. Nella città di Ancona, città in cui è stato condotto il ramo italiano dello studio, sono stati intervistati 628 soggetti (270 uomini e 358 donne), dei quali circa il 13% ha riportato di aver subito nell’ultimo anno uno o più episodi di abuso in prima persona.
Questi risultati hanno confermato la presenza diffusa di episodi di maltrattamento - o perlomeno di azioni percepite e riferite come tali dagli anziani intervistati - anche nel nostro territorio. E hanno fornito un’occasione preziosa per riflettere in modo sistematico sul fenomeno, e meglio comprendere come poterlo prevenire, in un’ottica di collaborazione tra coloro impegnati a migliorare le condizioni di vita della popolazione anziana. Come emerso dallo studio ABUEL, la denuncia dell’episodio di maltrattamento non è infatti una reazione frequente, in quanto esiste una certa resistenza della persona anziana nel riportare episodi che li vedono vittime, specie se gli autori sono familiari, ed in particolare nel caso che questi siano i figli (2),(3). Alla luce dei dati emersi è nata l’idea di attivare il servizio di segnalazione telefonica TAM TAM, quale azione concreta per rispondere alle esigenze dallo studio ABUEL, per raccogliere in modo dedicato la denuncia di episodi di maltrattamento a carico della popolazione anziana (4). Di seguito sono descritti, oltre alla metodologia seguita per implementare ed erogare il servizio, i principali risultati raggiunti nel corso della fase pilota dello stesso, e alcune riflessioni conclusive per delinearne le prospettive future.
Materiali e metodi
Descrizione del servizio
Sulla falsariga di quanto già attivato nell’ambito di iniziative analoghe (TAM di Udine e ALMA in Francia), tale servizio si basa su una collaborazione tra INRCA ed organizzazioni di volontariato già operanti in modo capillare nel settore degli anziani a livello locale (ANTEAS e Filo d’Argento AUSER), strutturandosi su quattro livelli: 1) raccolta delle segnalazioni; 2) gestione dei casi segnalati; 3) raccordo interistituzionale per l’attivazione di iniziative di contenimento e prevenzione di abusi e maltrattamenti; 4) analisi in forma aggregata e diffusione dei dati raccolti. Il primo livello concerne la raccolta delle segnalazioni, attività cruciale affinché il servizio risulti effettivamente utilizzato dalla popolazione di riferimento. A tal fine si è assicurata inizialmente un’adeguata copertura tramite un numero verde (800.166.644), attivo dal lunedì al venerdì con orario continuato dalle 9:00 alle 17:00, mentre nei restanti orari il servizio è garantito tramite segreteria telefonica.
Tale copertura è stata assicurata prevalentemente da un’assistente sociale dell’INRCA, integrata, laddove necessario, dai volontari AUSER ed ANTEAS, adeguatamente selezionati e formati .
La rilevazione dei dati comunicati via telefonica è supportata dall’impiego di software dedicato, in grado di facilitarne una rapida catalogazione in dossier agevoli da consultare per il successivo trattamento. Le segnalazioni vengono inoltre raccolte anche via mail, in collaborazione con altri servizi di segnalazione telefonica,focalizzati su target di popolazione diversi, al fine di assicurare la tempestiva trasmissione all’INRCA di segnalazioni che ricadano sotto il suo ambito di competenza (i.e. l’assistenza agli anziani). Contestualmente alla raccolta di segnalazioni, è attivo un servizio di back-office per la preparazione dei dossier, la gestione delle mail, nonché per filtrare e trovare una soluzione immediata alle situazioni più semplici (ad esempio, richieste di informazioni, semplici reclami etc.), che non richiedono l’accesso al secondo livello.
Quest’ultimo si focalizza sulla gestione dei casi segnalati, e ad esso si passa una volta che sia stata accertata la sussistenza di indicazioni che fanno effettivamente pensare di potersi trovare di fronte ad un potenziale episodio di abuso. Per lo svolgimento di questa attività, gli addetti al servizio di raccolta di cui sopra usufruiscono del supporto di esperti in ambiti diversi (geriatrico, sociale, psicologico e giuridico), che forniscono la propria consulenza su come gestire al meglio i singoli casi. Tale consulenza è fornita a titolo gratuito, coinvolgendo soprattutto professionisti recentemente ritiratisi dal lavoro.
Un terzo livello è rappresentato da un comitato interistituzionale (composto da esperti del settore i quali collaborano per i Comuni, Associazioni di volontariato e cooperative sociali) costituito per l’attivazione di iniziative di contenimento e prevenzione degli abusi, volte a prevenire fenomeni di maltrattamento nei confronti della popolazione anziana. Tale comitato – durante la fase pilota rimasto finora inattivo – potrà in futuro individuare una serie di interventi strutturati volti a fronteggiare e prevenire il fenomeno, utile non soltanto a risolvere i singoli casi trattati dai precedenti livelli, ma anche a favorire l’instaurarsi di una rete collaborativa in grado di trovare risposte sistemiche e tempestive agli episodi segnalati.
L’ultimo livello previsto nel progetto TAM è l’analisi in forma aggregata e la diffusione dei dati raccolti, al fine di favorire un esame il più possibile rigoroso ed approfondito dei casi, che permetta la comprensione a livello “macro” dei fenomeni sociali sottostanti i singoli episodi di abuso, e quindi l’individuazione delle strategie di prevenzione di medio-lungo termine più efficaci. Ciò al fine di consentire un’opportuna disseminazione dei risultati raggiunti, e favorirne il più vasto impiego a fini scientifici e formativi e una corretta applicazione nei diversi contesti interessati. Questo articolo rappresenta un primo esempio delle possibilità di diffusione che questo tipo di attività permette, e del confronto – scientifico ed operativo – che da essa può scaturire.
Periodo di riferimento dei dati riportati
In questo articolo vengono analizzati i risultati raggiunti nella fase pilota, avviatasi come detto il 3 novembre 2010 e terminata il 31 gennaio 2012. Tale analisi ha natura prevalentemente descrittiva, e si basa sull’esame dei contenuti riportati nei dossier aperti nel corso di tale fase.
Risultati
Nella Figura 1 viene riportato l’andamento del numero di chiamate ricevute e dei soggetti chiamanti nel corso dell’intera fase pilota di avvio del servizio, distinto per mese di riferimento. I due valori non coincidono in quanto talora lo stesso soggetto può chiamare più volte. Dai dati riportati si evince che, nel 2010, nel primo mese di attività il TAM ha ricevuto nel complesso 13 telefonate da parte di altrettanti soggetti chiamanti, mentre nel secondo mese le chiamate ricevute sono state 5, delle quali solo 2 da parte di nuovi soggetti. Dalla tabella è inoltre possibile osservare che, dopo un certo calo nel periodo invernale, tra febbraio e giugno 2011 il numero di chiamate, anche da parte di nuovi soggetti, è ripreso a salire, attestandosi tra le 5 ed 8 al mese. In proposito va osservato che il maggior numero di telefonate è stato ricevuto immediatamente a ridosso delle campagne di comunicazione effettuate su televisioni e giornali (in particolare nei mesi di novembre 2010, marzo e maggio 2011 e gennaio 2012). Questo giustifica anche la parziale riduzione registratasi nel corso dell’autunno 2011, quando il numero delle chiamate ha riscontrato una certa diminuzione, legata alla mancata attivazione di una delle campagne promozionali inizialmente previste. Nel complesso, nel periodo considerato le chiamate complessivamente pervenute sono state 74, per un totale di 59 soggetti chiamanti.
Figura 1: Servizio TAM: telefonate ricevute e soggetti chiamanti
Dall’analisi delle chiamate pervenute, è possibile osservare che la gran parte delle stesse è stata effettuata da soggetti residenti nella provincia di Ancona, ma che un buon numero è giunto anche da fuori regione. Dall’analisi della distribuzione per classi di età delle potenziali vittime di abusi si può osservare che un numero rilevante di esse si colloca nella fascia di età tra i 76 e gli 80 anni, mentre solo in due episodi si è trattato di soggetti di età superiore ai 90 anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone coniugate e solo raramente di soggetti che vivono da soli (i.e. vedovi, divorziati o separati). Va comunque evidenziato che nella maggior parte lo stato civile non è stato indicato in sede di contatto telefonico.
Per quanto riguarda le tipologie prevalenti di potenziale abuso, va sottolineato che il maggior numero di chiamate ha avuto per oggetto non tanto la denuncia di una reale situazione di abuso o maltrattamento, quanto piuttosto la richiesta di essere ascoltato o di avere informazioni. Tra le chiamate effettivamente inerenti a potenziali episodi di abuso, la gran parte concerneva situazioni di abuso psicologico e finanziario. Queste sono state nella maggior parte dei casi (60%) opera di perpetratori di sesso maschile ((7), soprattutto figli (8).
Elaborando i dati ottenuti dalle 59 chiamate ricevute, e concentrando l’attenzione sulla tipologia di abuso percepito e sul sesso del chiamante, emerge che le donne riferiscono maggiormente situazioni di abuso psicologico e fisico, gli uomini invece soprattutto di natura psicologica e finanziaria. Non si riscontrano invece grandi differenze di genere tra quanti chiamano per avere informazioni.
Quanto all’età media del chiamante, questa è compresa tra 69 e 77 anni, e varia per tipologia di abuso percepito. I più anziani chiamano maggiormente per motivi di solitudine, come testimoniano le loro frequenti richieste per avere semplice ascolto e/o ottenere informazioni, oltre che per ricevere “compagnia telefonica”. Quelli relativamente più giovani telefonano invece soprattutto per sfogarsi e denunciare situazioni di potenziale abuso fisico.
L’esame dei soggetti a nome dei quali la chiamata è stata effettuata mette in evidenza come in complesso la maggior parte dei soggetti che hanno contattato il TAM (specie gli uomini) chiamino soprattutto per “se stessi”, ossia per segnalare potenziali contesti di maltrattamento che li riguardano personalmente. Sono invece in misura maggiore le donne a farsi avanti per segnalare casi di abuso in cui le vittime sono altre persone, quali la propria madre o i vicini di casa. L’analisi delle modalità di segnalazione rispetto allo stato civile del chiamante mette inoltre in evidenza che sono principalmente i coniugati a telefonare, e ciò generalmente per episodi vissuti di persona.
Nel complesso sono stati aperti otto dossier, relativi ad altrettanti casi meritevoli di approfondimento. Le principali problematiche che hanno spinto il maltrattatore a compiere gli abusi lamentati dalle proprie vittime (9) sono risultate essere la disoccupazione, la mancanza di comunicazione con l’anziano,(10) il “burn out” del caregiver e l’abuso di potere professionale.
Per risolvere le situazioni che si sono via via presentate sono stati consultati gli esperti di secondo livello, a seconda delle professionalità richieste, ed in particolare lo psicologo (più volte), l’assistente sociale e l’avvocato (una volta ciascuno), mentre non è stata finora ravvisata la necessità di far intervenire il medico geriatra. Allo stato attuale, degli otto dossier aperti, tre sono stati chiusi escludendo qualsiasi forma di reale maltrattamento, mentre due sono stati conclusi con accertato maltrattamento (uno di natura finanziaria e l’altro di abbandono). I restanti tre sono ancora in fase di accertamento, ma alcuni sviluppi sono emersi per uno di questi, dai quali sembra evincersi, con elevato grado di certezza, l’esistenza di una situazione di abuso psico-fisico.
Per la gestione operativa dei casi si è inoltre collaborato con le assistenti sociali del territorio di residenza delle vittime dal quale è pervenuta la segnalazione, nonché con quelle operanti all’interno dell’ospedale geriatrico INRCA di Ancona. In alcuni casi è stata inoltre sollecitata, al fine di accertare o porre fine alla situazione di abuso, la collaborazione delle caposala, delle fisioterapiste e degli infermieri della stessa struttura, nonché dei medici di medicina generale competenti.
Discussione
Il relativamente limitato numero di telefonate ricevute durante la fase sperimentale del servizio non deve sorprendere. Un graduale avvio dello stesso era infatti stato previsto e preannunciato da operatori di help-line simili nel territorio nazionale e all’estero, a conferma delle difficoltà che si incontrano quando si tenta di far emergere il fenomeno degli abusi verso le persone anziane, soprattutto se non autosufficienti. L’implicita sfida che questo servizio mira a vincere è di poter contribuire, oltre che a far emergere un fenomeno diffuso ma subdolo e invisibile, anche a potenziare l’adozione di politiche e misure legali e lo sviluppo di servizi di intervento specificamente dedicati a persone anziane vittime di abusi, al momento in Italia pressoché inesistenti. A differenza di quanto infatti avviene a tutela di altre fasce potenzialmente deboli della popolazione, quali ad esempio l’infanzia e le persone colpite da disabilità, i pochi articoli del Codice Penale che riguardano l’argomento non indicano in maniera specifica la popolazione anziana, e sono per lo più volti a regolare fenomeni di violenza contro gruppi svantaggiati in generale (si vedano ad esempio l’art. 610 sulla violenza privata, o l’art. 591 sull’abbandono di incapaci), come in parte confermato anche dalla recente normativa in materia di “stalking”. A simili conclusioni si giunge anche quando si prendano in considerazione i diversi servizi di supporto forniti da enti pubblici (locali, giudiziari etc.) a tutela di minori e donne vittime di violenza, ma quasi mai miratamente rivolti a proteggere le vittime di maltrattamenti in età anziana.
A questo punto sembrano quindi necessarie azioni più mirate per creare efficaci sistemi di supporto (11) (in particolare il sostegno legale e psicologico), onde poter agevolare la possibilità di una denuncia adeguatamente tutelata (12). A tal fine, i risultati emersi dallo studio europeo ABUEL possono essere considerati utili punti di partenza per l’attività di responsabili politici, programmatori e pianificatori di servizi assistenziali (13),(14),(15), enti erogatori di servizi e associazioni di persone anziane, onde poter giungere alla formulazione di metodologie e strumenti utili per rilevare e contrastare tempestivamente il fenomeni (16),(17),(18).
Bibliografia
(1). Soares J.J.F., Barros H., Torres-Gonzales F., et al Abuse and Health Among Elderly in Europe. (2010) Lithuanian University of Health Sciences Press, Kaunas. -_ISBN: 9789955151944 (http://www.hig.se/download/18.3984f2ed12e6a7b4c3580003555/ABUEL.pdf)
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